Dibattito sulla sanità senza la Borsellino e Digiacomo

KONICA MINOLTA DIGITAL CAMERALa tensione intorno alla giunta regionale di Governo ha fortemente condizionato la seconda giornata di dibattito della festa di LiberEtà che ieri sera, nell’auditorium della ex Chiesa di S. Vincenzo Ferreri a Ibla, ha comunque affrontato il tema dei servizi sanitari, con ricchezza di argomenti, nel territorio ragusano. Due le assenze importanti per l’economia del dibattito: quella dell’Assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino che ha dovuto partecipare ad una giunta di governo convocata di urgenza ieri mattina a Catania e quella del presidente della commissione sanità all’Ars Giuseppe Di Giacomo. Ci sarà per entrambi un momento di riparazione. Martedì 8 ottobre alle ore 17.00 nella sala Avis di Ragusa si replica l’argomento con la loro presenza.

lavori hanno comunque registrato un dibattito partecipato, soprattutto con gli interventi delpubblico di cui molti addetti ai lavori. Nella relazione introduttiva, Salvatore Terranova, segretario provinciale della CGIL, ha compiuto un excursus della riforma sanitaria applicata a questo territorio che immolandosi ai tagli lineari dovuti alla riforma del 2009, non così in realtà ampie come Palermo e Catania, ha perso in qualità di servizi pagando pegno sulla riduzione delle risorse( circa sei milioni di euro in meno) e soprattutto in una riduzione consistente dei posti letto pur in presenza di bilanci virtuosi. La politica di decostruzione della centralità degli ospedali per potenziare il territorio è risultata fallimentare come dimostra il mancato decollo del PTA ( presidio territoriale di assistenza) e la crisi sistemica dei CUP (centro unico di prenotazione) intasati e con gli storici ritardi incredibili sulla fornitura delle prestazioni. Prestazioni che oggi vanno in affidamento alle strutture private convenzionate o a servizi esternalizzati perché il pubblico non è sufficientemente organizzato. Vedi la RSA di Ragusa o il servizio ADI. E’ necessario, secondo Terranova, riorganizzare la rete ospedaliera. Non servono cinque mezzi ospedali. Ne basterebbe uno o al massimo due di grande eccellenza. Oggi manca una chirurgia e un’ortopedia di eccellenza.E poi infine il tema del precariato nelle strutture sanitarie pubbliche. La Cgil si batterà sempre contro le costosissime esternalizzazioni dei servizi che tarpano le ali alla stabilità del rapporto di lavoro e serenità ai lavoratori. Angelo Tabbì, responsabile del dipartimento Sanità della F.P. Cgil di Ragusa, è stato particolarmente critico su questo aspetto citando la neo RSA di Ragusa dove non esiste un impiego della pinta organica dell’ASP perché il servizio è esternalizzato. E tutto ciò deprime e colpisce la dignità di quei precari che potrebbero dare un contributo di esperienza e professionalità. Anche qui è arrivato il momento di chiudere queste partite.Il dr. Franco Maniscalco, direttore amministrativo dell’Asp 7 di Ragusa, ha rivendicato i progressi compiuti dalla sanità in provincia e i numeri stanno lì a dimostrarlo anche se è necessario potenziare le strutture di intervento intermedie per decongestionare gli ospedali dove si va solo per curare le emergenze gravi, le malattie croniche e la riabilitazione. Il concetto di decostruire le antiche funzioni degli ospedali è duro a praticare. E’ vero non ha senso avere cinque mezzi ospedali in provincia di Ragusa. Ne basterebbe uno o forse due di eccellenza. Ha rivendicato l’efficienza del punto unico di accesso in cui il paziente viene preso in consegna. L’affidabilità delle RSA, Comiso, Ragusa e Scicli, e dell’assistenza fornita per l’ADI ( assistenza domiciliare integrata) con il personale ASP domicilio; senza dover contare sull’efficiente assistenza ai malati terminali ed oncologici con un sostegno al paziente e alle famiglie non indifferente (245 quelli assistiti in casa nel 2012). Si potrebbe fare di più, non mancano idee e progetti, ma difettano le risorse e con quelle bisogna fare  conti. Un’analisi ampia, con respiro nazionale e siciliano, è stata fatta da Elvira Morana, segretaria regionale della Cgil con delega alla Sanità, per la quale l’impegno razionale e costruttivo delle risorse disponibili sarebbe già un buon punto di partenza. Ma il problema non è solo legato al deficit di risorse ma è connesso ad un approccio culturale sbagliato che non riesce e a mettere il paziente al centro di tutto il sistema puntando sul territorio con i servizi di prevenzione e di assistenza che provocherebbe una de-ospedalizzazione come da tutti auspicato. La Cgil insisterà, ha concluso Elvira Morana, su questo versante che deve anche tenere conto di professionalità e impiego stabile non solo per offrire servizi efficienti ma tutelare la dignità dei lavoratori.

di Redazione27 Set 2013 17:09
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