SCICLI: CORTEO DI PROTESTA CITTADINA CONTRO L'AFFARE RIFIUTI

SCICLI: CORTEO DI PROTESTA CITTADINA CONTRO L'AFFARE RIFIUTI

È in programma per il 22 Aprile a Scicli dalle ore 20:30 presso via Mormino Penna con partenza dalla Chiesa di Santa Teresa e arrivo davanti al Palazzo del Municipio un corteo cittadino di protesta contro l'ampliamento della piattaforma di trattamento e recupero di rifiuti pericolosi e non che dovrebbe nascere presso c.da Cuturi (Scicli).
La manifestazione è organizzata dal comitato cittadino “Tutela Salute e Ambiente” di Scicli che così dichiara: «nelle nostre campagne arriveranno una montagna di sostanze pericolose sia liquide che solide (oli minerali, acidi, fanghi, polveri, scorie, metalli pesanti, batterie, catalizzatori, etc.) in massima parte prodotte fuori dal nostro territorio e derivanti dalle industrie di estrazione da miniera, dalle industrie della lavorazione di pelli e pellicce, dalle industrie della raffinazione del petrolio, dalle industrie chimiche, dalle industrie fotografiche, dalle centrali termiche, dalle fabbriche di prodotti ceramici, dalle industrie che operano trattamento dei metalli, dai processi di incenerimento e pirolisi dei rifiuti, dalle bonifiche di terreni contenenti sostanze pericolose. Davvero un bel panorama».

Ci si chiede come si sia arrivati a tutto questo visto che «la cittadinanza, la Giunta ed il Consiglio comunale precedentemente in carica avevano deciso, mediante espresse delibere, che quei terreni dovessero rientrare nel perimetro del parco extraurbano di Truncafila».
«Com’è possibile – continuano dal comitato - che la Commissione Prefettizia non abbia mai espresso alcun parere e non abbia mai partecipato alle Conferenze di Servizio? Com’è possibile che la procedura si sia conclusa con una tempistica eccezionalmente breve (poco più di tre anni) quando la Regione Sicilia per impianti “molto meno pericolosi” si è spesso pronunciata dopo quasi un decennio? Come è stato possibile permettere che questi veleni passino vicino alla riserva naturale del fiume Irminio e che questa tipologia di impianto possa nascere nella splendida campagna della nostra città di Scicli dichiarata patrimonio UNESCO senza che la Soprintendenza sia stata chiamata a esprimere parere in alcuna Conferenza di Servizio?».

Durante la manifestazione di domani si terrà anche una raccolta firme da presentare alla Commissione Prefettizia affinché «esprima il prima possibile, chiaramente e pubblicamente la propria posizione, risponda immediatamente alla richiesta di incontro presentata dallo stesso Comitato in data 11 Aprile 2016 ed attivi tutte le possibili procedure di sospensione in autotutela dell’intero procedimento amministrativo contro l’imposizione di un impianto che persegue il business dei rifiuti senza alcun rispetto della volontà dei cittadini di Scicli che intendono invece preservare la salute e il loro patrimonio naturale».


Impianto di trattamento dei rifiuti di c.da Cuturi a Scicli, on.li Digiacomo e Dipasquale (PD): “Crocetta incontrerà i cittadini”.

Impianto di trattamento dei rifiuti di c.da Cuturi a Scicli, on.li Digiacomo e Dipasquale (PD): “Crocetta incontrerà i cittadini”.

«Il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, ha deciso di incontrare una delegazione delle associazioni che si stanno mobilitando contro l’autorizzazione per l’ampliamento dell’impianto di trattamento di rifiuti pericolosi e non in contrada Cuturi a Scicli». Lo annunciano congiuntamente l’on. Pippo Digiacomo e l’on. Nello Dipasquale, del Partito Democratico, che quest’oggi hanno avuto un vertice con il Governatore, interessandolo della questione.
«Il presidente Crocetta – dichiarano – sensibile alle tematiche dell’ambiente e interessato alla tutela del territorio sotto ogni suo aspetto, ha deciso di ascoltare direttamente le preoccupazioni della cittadinanza sciclitana e riceverà la delegazione martedì 26 aprile, alle ore 15, presso Palazzo D’Orléans».
A quell’incontro, saranno presenti, naturalmente, anche i parlamentari regionali Dipasquale e Digiacomo.


Scicli, tiene banco la vicenda ambientale di c.da Cuturi. Due giorni di assemblee cittadine.

Scicli, tiene banco la vicenda ambientale di c.da Cuturi. Due giorni di assemblee cittadine.

I cittadini di Scicli non ci stanno all’entrata in funzione di un centro di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi e non presso c.da Cuturi da parte della ditta A.CI.F S.rl. (Scicli), operante in loco già da circa 10 anni.
Si tratterebbe di un ampliamento dell’attività di gestione dei rifiuti autorizzato dal decreto 218 del 3 marzo 2006 da parte del Dipartimento Regionale delle Acque e dei Rifiuti.
Il coro della cittadinanza, emerso durante un’intensa due giorni di assemblee pubbliche (una organizzata dall’associazione “Start Scicli” il 15 aprile scorso presso il mulino San Nicolò di Scicli e l’altra svoltasi il giorno successivo presso la Casa delle Associazioni di Scicli) è un unanime: «vogliamo che il popolo torni sovrano in questa città e che decisioni importanti come queste tengano presente della volontà e del parere della cittadinanza, cosa che non è stata assolutamente rispettata visto lo stato avanzato dell’iter autorizzativo senza che la città ne sapesse nulla».
Il disappunto generale, che accomuna sia la cittadinanza sia le varie forze politiche intervenute, riguarda innanzitutto la scelta di un sito a vocazione agricola come quello di c.da Cuturi ritenuto da grande parte degli sciclitani “non idoneo” ad un simile impianto sia da un punto di vista di impatto ambientale sia da un punto di vista urbanistico perché in quell'area il traffico di mezzi pesanti aumenterebbe notevolmente con il rischio di possibili incidenti che provocherebbero enormi danni al territorio.
A poco sono serviti i chiarimenti e le spiegazioni tecniche sull’impianto da parte del progettista dell’opera, l’ingegnere Antonio Colella, presente all’incontro al mulino San Nicolò: «impianti di questo genere, con questo scopo e con questa finalità non sono i primi né in Italia né in Europa e sono a supporto totale della gestione dei rifiuti sia dal punto di vista urbano sia da quello industriale. In Sicilia ci sono territori magnifici devastati però da situazioni di cava e di discarica che invece con impianti di questo genere potrebbero essere gestiti in maniera totalmente diversa. Comprendo che la cittadinanza sia legittimante preoccupata da un’azione di questo genere ma vi posso garantire che nel mio lavoro abbiamo cercato di impegnare le migliori risorse in termini progettuali, tecnologici e d’avanguardia al fine di fornire una piattaforma che sia oggi una previsione per il futuro per la problematica gestionale dei rifiuti. La concertazione con l’A.R.P.A di Ragusa per quanto riguarda l’organizzazione del piano di monitoraggio e controllo è stata fatta a quattro mani proprio perché la ditta A.ci.f S.r.l vuole essere assolutamente trasparente nella possibilità che gli enti preposti al controllo possano essere presenti all’impianto e quindi verificare la corretta funzionalità dei sistemi e delle emissioni che potrebbero esserci all’interno».
Rimangono anche forti dubbi da parte della cittadinanza e degli esponenti politici sia sull’autorizzazione rilasciata con procedura semplificata nel 2011 dalla Provincia di Ragusa sia sul perché un impianto del genere non sia stato previsto in altre zone industriali della provincia sicuramente più adatte ad un’attività come quella in questione.
Dalle assemblee cittadine è emersa la volontà di un ricorso al Tar ed è inoltre in programma una forte mobilitazione sociale di protesta.
Dall’altro canto, i parlamentari regionali e nazionali che hanno partecipato a questa due giorni di confronti tra associazioni, cittadini e le varie forze politiche (on.li Assenza, Ragusa, Digiacomo, sen. Padua) «si sono impegnati a chiedere un incontro urgente con il presidente Crocetta per la revoca del provvedimento autorizzativo». Anche l’on. Dipasquale, in una nota, ha dichiarato «di aver presentato un’istanza di revoca in autotutela del decreto dirigenziale».


ASSEMBLEA CITTADINA: “LA SCICLI CHE RESISTE”

ASSEMBLEA CITTADINA: “LA SCICLI CHE RESISTE”

In merito alla notizia dell’apertura di un “Centro di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi” presso c.da Cuturi è stata convocata un’assemblea cittadina presso la “Casa delle Associazioni di Scicli” fortemente partecipata da associazioni, esponenti di tutte le forze politiche e singoli cittadini. Il quesito che accomuna tutti è: “perché non ne sapevamo nulla”?
Tanti i punti all’ordine del giorno per fare il punto della situazione: dalle responsabilità dei commissari attualmente in carica all’effettiva regolarità dell’operato della ditta A.CI. F S.r.l che in una nota alla stampa si dichiara quasi estranea alla vicenda definendo “non veritiere” le notizie che negli ultimi giorni l’hanno coinvolta circa l’attività che svolge.
«La società svolge prioritariamente tutte le operazioni di recupero necessarie al fine di valorizzare i materiali recuperabili e minimizzando i materiali destinati allo smaltimento finale, con beneficio ambientale derivante dal minore sfruttamento delle risorse naturali e con minor consumo di territorio – dichiarano dall’A.CI.F - » poi però sul sito dell’azienda leggiamo nella sezione “servizi”: “Gestione di un impianto di recupero di rifiuti pericolosi e non pericolosi in C.da Cuturi a Scicli (RG)”. Ci siamo persi qualcosa? Perché dunque tanta mobilitazione da parte di associazioni, partiti e cittadini? (n.d.r)
Dall’assemblea è emerso un altro dato importante: perché è stata rilasciata l’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) e invece non esiste un parere della Sovrintendenza in materia? E perché mai sarebbe stato scavalcato un organo così importante e fondamentale su una questione così delicata per tutto il territorio?
Bloccare l’iter del progetto “già in stato avanzato” e aspettare le prossime amministrative per garantire il volere popolare sembrerebbe la soluzione più democratica.
Si cercherà sicuramente nei prossimi giorni un dialogo con i commissari, si approfondiranno a livello tecnico le eventuali lacune del decreto rifiuti speciali n. 218 del 03/03/2016, si cercherà un confronto con la cittadinanza sempre più concreto e si approfondirà la vicenda soprattutto in materia di “responsabilità”.


Business dei rifiuti a Scicli. Da zona vincolata a discarica di rifiuti speciali, anche radioattivi

Business dei rifiuti a Scicli. Da zona vincolata a discarica di rifiuti speciali, anche radioattivi

I cittadini di Scicli sono seriamente allarmati per la possibile apertura di un “Centro di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi” presso c.da Cuturi (Scicli).
Proveremo a fare il punto su questa vicenda che, soprattutto nell’ultimo periodo, ha assunto dei contorni davvero poco chiari.
Ma andiamo a ritroso.
L’iter iniziale della ditta A.CI.F S.r.l in c.da Cuturi risale al 2012, anno in cui si hanno le prime documentazioni riguardo questo tipo di insediamento nonché le prime richieste presentate di fatto alla Regione Siciliana. Al momento l’A.CI.F gestisce una serie di categorie di rifiuti (ingombranti in contrada Cuturi ed inerti in contrada Genovese) ma non sicuramente i circa cento codici CER per i quali è stata autorizzata (rifiuti esplosivi, rifiuti tossici, sia liquidi che solidi, rifiuti radioattivi).
Nel 2014 il Comune di Scicli, dopo la richiesta dell’A.CI.F di operare questo tipo di impianto, ha emesso una delibera di giunta (la n° 125 del 15 luglio 2014) dove esprimeva parere negativo per l’installazione di questo tipo di impianto per diversi motivi: il primo di ordine architettonico, in quanto il sito è una zona agricola che non prevede questo tipo di insediamenti, il secondo di tipo urbanistico, in quanto andrebbe ad intaccare un sistema di strade considerato di origine storica (regie trazzere) e terzo punto, ancora più importante, in quell’aria è previsto l’insediamento di un’altra “bomba ecologica”, una discarica nella cava di argilla di Truncafila.

«C’è stato un corposo movimento civico che si è opposto all’utilizzo di tutta l’area (da c.da Cuturi a Truncafila) per tale finalità – spiegano alcuni esponenti del movimento politico “Scicli Bene Comune” e dopo vari confronti in Consiglio comunale, la decisione era stata quella di realizzare un parco urbano in quella zona. Secondo il piano regolatore di Scicli, attualmente la zona è considerata E4 (zona agricola) e doveva essere trasformata in E1 (zona vincolata); la richiesta invece presentata dalla ditta A.CI.F era la trasformazione dell’area in D5 (attività produttive e industriali) ma tale la richiesta fu rigettata dall’ultimo organismo democraticamente eletto in città».
Cosa è successo da allora.
Questo tipo di autorizzazioni necessitano dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Il 3 Marzo 2016, dopo sei anni di procedure, la Regione concesse l’AIA, fondamentale per l’insediamento di questo tipo di impianti. Nel frattempo, dopo il commissariamento del Comune di Scicli, tutte le precedenti opposizioni dell’allora Giunta con a capo il sindaco Susino, non sono più state portate avanti, non tenendo quindi conto del volere popolare della città che in quell’area voleva realizzare un parco extraurbano.
«La cosa più grave è che il tutto è avvenuto e continua ad evolversi nel silenzio più totale, quasi sottobanco – continuano quelli di “Scicli Bene Comune” - e ci si chiede con forte preoccupazione perché gli attuali commissari si siano prestati a portare avanti un progetto del genere che non rispetta la volontà popolare. Tra l’altro, quello che obbiettiamo all’A.CI.F è che non abbia né la capacità imprenditoriale di gestire questo tipo di rifiuti perché non l’ha mai fatto, né la capacità manageriale di gestirli e forse neppure la capacità economica, visto che occorrerebbero milioni di euro per la realizzazione dell’impianto».
In altri casi, molto spesso, il fatto di affidare questo genere di lavori ad una ditta non altamente specializzata, ha fatto sorgere il dubbio che dietro questo tipo di operazioni ci sia un prestanome o addirittura che si possano ipotizzare reati ben più gravi ed è proprio per questo motivo che nel caso in questione i cittadini chiedono la massima trasparenza.
Nell’AIA si dice che l’impianto è stato autorizzato perché segue le direttive sia del Piano regionale rifiuti sia del Piano provinciale rifiuti, «ma questo è totalmente falso: primo perché la Regione al momento non ha alcun P.R.R. (scaduto nel 2014, furono richieste alcune modifiche dal governo nazionale ma le osservazioni furono approvate in una data successiva alla scadenza di questo piano, per cui attualmente il p.r.r è scaduto). In secondo luogo il Piano provinciale dei rifiuti prevede invece che vengano realizzati nel territorio provinciale dei C.C.R. (Centri comunali di raccolta) e Centri di trattamento di rifiuti, dove però non rientrano queste categorie di rifiuti altamente pericolosi e nocivi per la salute e che tra l’altro la nostra provincia non produce e che di conseguenza proverrebbero dall’estero».
Questo tipo di impiantistica è soggetta, in primo a luogo, al rischio del trasporto, significa che in un’area dove abbiamo delle arterie provinciali che risalgono alle regie trazzere dovrebbero circolare camion che andrebbero a interferire con il traffico agricolo; in secondo luogo, si tratta di una zona argillosa che, se da un lato garantisce un minimo di tutela delle falde acquifere, a livello di scorrimento superficiale non garantirebbe nulla (circa 4 anni fa ci fu un grosso sversamento di percolato della discarica di San Biagio, dirimpetto a questo centro, e il percolato raggiunse il torrente Modica Scicli).
«Noi di “Scicli Bene Comune” insieme alle altre associazioni, che operano nel territorio, ed insieme a tutta la popolazione inizieremo una forte mobilitazione sociale affinché si crei un circuito virtuoso che dia risposte alle esigenze reali del territorio: occorre gestire in maniera integrata ed organica le problematiche derivanti dalla gestione dei rifiuti e non creare un business di rifiuti non prodotti in provincia. L’appello che facciamo è quello di un confronto con la cittadinanza per analizzare quali sono le problematiche e gli interventi veramente necessari per il territorio. Riteniamo indispensabile sospendere il procedimento, incontrare i progettisti e capire esattamente che tipo di attività si andrebbero a fare, rendere il procedimento trasparente e totalmente condiviso con la cittadinanza perché gli attuali commissari non rappresentano Scicli».
Sembra che questa vicenda sia la solita annosa questione tra chi crede in uno sviluppo del territorio che passi attraverso il turismo e i beni comuni e chi invece crede di poter mettere in atto qualsiasi tipo di impresa senza tener conto minimamente della vocazione del territorio. Occorre quindi che la politica riprenda le redini di uno sviluppo sostenibile del nostro territorio per una Scicli vocata al turismo e all'agricoltura di qualità.


"Da 12 miglia all'infinito"

"Da 12 miglia all'infinito"

Il prossimo 17 Aprile si terrà un referendum popolare su una questione che riguarda tutti: la trivellazione dei nostri mari per l'estrazione di gas e petrolio.
Parlare di trivellazioni a Ragusa non è facile. Troppi sono stati e continuano ad essere gli interessi e i sogni dei ragusani legati a questo tema. Negli anni ‘50 si disse che Ragusa sarebbe diventata il “Texas d’Italia”, i partiti e i sindacati si schierarono a favore delle trivellazioni con la promessa di un grande sviluppo per la nostra città. I ragusani, ammaliati da questo sogno, rinunciarono a porsi domande: estrarre l’oro nero avrebbe risolto tutti i problemi e non serviva porsi altri quesiti. A distanza di 50 anni possiamo trarre un bilancio critico di quell’esperienza che ancora continua, costatando che l’estrazione del petrolio nel nostro territorio non ha portato quello sviluppo tanto auspicato. Per fortuna oggi, a differenza di 50 anni fa, si può anche pensare ad uno sviluppo del territorio che passi attraverso un altro modo di produrre energia accantonando quella che fu solo una grande illusione di benessere.
Questo non è solo un referendum contro le trivelle, ma anche un modo per dire da che parte si sta, se con le lobby dei petrolieri o con il mare, le energie pulite, la bellezza e l'integrità delle nostre coste e delle nostre acque. Dire stop alle trivelle è un primo passo che l'Italia può fare per cominciare una rivoluzione energetica in direzione delle rinnovabili.
«Il referendum chiede che ci sia un divieto chiaro e assoluto di estrarre petrolio vicino alle coste marine (entro le 12 miglia marine). È vero infatti che le società petrolifere attualmente non possono aprire nuovi pozzi vicini alla costa, ma è anche vero che le attività già in corso possono continuare a operare senza limiti di tempo. Ci chiede in sostanza se vogliamo abrogare il fatto che i pozzi già autorizzati possano essere sfruttati dalle compagnie private fino ad esaurimento del giacimento ovvero senza limiti di tempo (mentre le norme europee stabiliscono che la concessione non superi il limite dei 30 anni), anche se si trovano nell'area proibita a queste attività (ovvero entro le 12 miglia marine dalla costa)». (Isabella Pratesi – Dir. Responsabile del programma di conservazione WWF).
Nonostante le difficoltà legate al nostro territorio specifico anche a Ragusa è nato il comitato promotore per il Sì al referendum, composto da singoli cittadini, associazioni e partiti.
Intervistando alcuni membri del comitato si ha come l’impressione che la battaglia sia tutta in salita e non solo per i motivi prettamente legati alla nostra provincia. Lo scoglio più grande sembra essere raggiungere il quorum dato che il governo ha programmato il referendum in una data distante dalle elezioni amministrative ma nonostante ciò – affermano - « è importante che quanta più gente vada a votare per dare alla consultazione un dato politico incontrovertibile: se milioni di persone si esprimeranno per il Sì il governo non potrà non tenerne conto».
I comitati NO TRIV sparsi su tutto il territorio nazionale stanno portando avanti un’eccellente campagna di informazione e di sensibilizzazione che argomenta e spiega le innumerevoli ragioni per cui votare Sì:
- Il tempo dei fossili è scaduto: occorre investire su un modello energetico pulito e rinnovabile, già affermato in altri paesi del globo.
- Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari senza alcun beneficio durevole per il paese.
- L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante con un impatto notevole sull’ambiente e sull’ecosistema marino.
-Un eventuale incidente nel mar Mediterraneo sarebbe disastroso e l’intervento umano pressoché inutile.
- Trivellare il nostro mare è un affare per soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche più vantaggiose .
- Alla conferenza ONU sul clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia – insieme ad altri 194 paesi – ha sottoscritto un impegno storico a contenere “la febbre della terra entro 1,5 gradi”, perseguendo l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili.
E se ancora queste motivazioni non fossero sufficienti, «andate e votate Sì, se non altro per dispetto a questi signori del "No" ad un quesito secondo loro antieconomico e troppo "tecnico" per degli elettori non all'altezza di scegliere in che mondo vivere. Forse non deciderà quasi nulla (visti gli esiti dei precedenti sull'acqua e il finanziamento pubblico dei partiti) ma almeno gli avrete dato il fastidio di doverlo aggirare». (ndr: da una conversazione con la scrittrice Barbara Balzerani).

no triv