A Punta Braccetto brillante operazione degli agenti della Polizia di Stato, finti bagnanti per incastrare gli spacciatori.

A Punta Braccetto, la Polizia di Stato aveva ricevuto varie richieste d’intervento da villeggianti che segnalavano, durante le ore pomeridiane, lo spaccio di droga da parte di extracomunitari a giovani clienti italiani. Gli stessi autori delle segnalazioni offrivano anche le loro case per un servizio di osservazione di Polizia mirato a video riprendere le attività illecite consumate sotto i balconi di casa: nello stesso tempo segnalavano il modus operandi degli spacciatori e le abitudini dei clienti, descrivendo nei dettagli le modalità del traffico illecito. Appena ricevute le segnalazioni, gli uomini della Squadra Mobile di Ragusa, su precise direttive del Questore Giuseppe Gammino, monitoravano i fatti reato, appurando la veridicità di quanto denunciato. I villeggianti rimanevano comunque ignari del fatto che diversi poliziotti, anche liberi dal servizio, si fingessero bagnanti, filmando le attività illecite degli spacciatori e prendendo nota dei numeri di targa degli acquirenti. Ieri pomeriggio, uomini della Squadra Mobile di Ragusa, indossando costume da bagno e infradito per non dare nell’occhio, raggiungevano la zona segnalata: qualcuno fingeva di pescare, altri di leggere il giornale, altri facevano il bagno. Fino a quando gli spacciatori, in numero consistente, non iniziavano la loro attività illecita: attorno alle 16,00, col diminuire del caldo, i giovani clienti cominciavano a fare diversi giri in auto e scooter vicino la spiaggia. I cinque tunisini arrestati sembravano aver definito i ruoli, secondo un modus operandi per loro perfetto. Non sapevano però di essere osservati dai poliziotti e video ripresi dalla Polizia Scientifica (reparto speciale che si occupa di indagini tecniche), appostata con la telecamera sul tetto di una casa affacciata sulla spiaggia, che consentiva di vedere anche le vie limitrofe. I poliziotti comunicavano tramite i propri telefoni cellulari, così da non destare sospetti: via whatsapp inviavano in un apposito gruppo targhe e foto dei sospettati, consentendo quindi a tutti di condividere le informazioni. Il gruppo di spacciatori era davvero ben organizzato. Il capo rimaneva all’interno di una grotta, piccola insenatura della meravigliosa “rocca dei tramonti”, tenendo i soldi tra le rocce così da non rischiare il sequestro del denaro; le sentinelle, in costume, erano in spiaggia proprio vicino la strada; altri prendevano le ordinazioni dai clienti in auto, che si fermavano, domandavano qualità e quantità, pagavano e andavano via. Tutti i ruoli erano fungibili, per non insospettire i bagnanti. Un complice contattava per telefono chi deteneva l’hashish e dopo pochi secondi veniva fuori un altro tunisino che si avvicinava al luogo dell’ordinazione: il cliente ripassava e gli veniva consegnata la droga. Osservata l’attività per un’ora e raccolte le prove, i poliziotti avviavano l’attività di contrasto e repressione. Dopo lo scambio, sempre condividendo i file via messaggi, informavano le pattuglie dinamiche che controllavano gli acquirenti, trovavano la droga, la sequestravano e contestavano la sanzione amministrativa. Per non vanificare l’attività ritiravano i documenti ai giovani in questione, invitandoli a recarsi negli uffici della Squadra Mobile dove erano attesi da altri ispettori di Polizia per la loro verbalizzazione come persone informate sui fatti in quanto acquirenti di droga. Sequestrate diverse dosi e contestato agli acquirenti l’acquisto di hashish, gli uomini della Squadra Mobile davano corso al blitz: in costume da bagno si presentavano agli spacciatori, non lasciando loro il tempo di rendersi conto che gli apparenti bagnanti erano in effetti proprio poliziotti. Soltanto uno dei cinque cercava di scappare via mare, gettando diverse dosi in acqua: inseguito fino in acqua era bloccato e condotto sulla battigia, mentre gli altri poliziotti recuperavano la droga contenuta in un pacchetto di sigarette che galleggiava vicino al bagnasciuga. Tra le immagini video registrate dell’attività di spaccio e l’osservazione attenta degli uomini della Squadra Mobile, i cinque spacciatori non hanno avuto scampo: tutti sono stati catturati e condotti negli uffici della Questura. La Polizia Scientifica procedeva al loro fotosegnalamento: dai riscontri in banca dati risultava che, sotto diversi alias, erano tutti pregiudicati per reati specifici in materia di stupefacenti, elemento che aggravava la loro posizione. Il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Ragusa disponeva, infatti, che venissero accompagnati in carcere in attesa dell’udienza di convalida che si terrà oggi. L’Autorità Giudiziaria ha comunque già dato il nulla osta all’espulsione: pertanto, una volta espiata la pena, i cinque tunisini saranno condotti in modo coatto nel loro paese d’origine. Gli Ufficiali ed agenti di Polizia, subito dopo il blitz, procedevano alla perquisizione personale degli arrestati e dei luoghi dove erano stati fermati, in particolare la grotta nella quale custodivano denaro e droga. Quasi incredibile la constatazione che nella grotta i soldi erano infilati in alcune piccole fessure naturali della roccia, così da non essere scoperti: lo stesso avveniva con la droga. Per evitare guai grossi con la Polizia, i cinque spacciatori erano anche molto attenti a non detenere grosse quantità: “meglio poche dosi e di piccolo taglio”, pensavano, ma, a prescindere dalle quantità possedute, le norme prevedono comunque una pena più grave per chi spaccia con “professionalità”. Lo stupefacente era pesato ed analizzato dalla Polizia Scientifica, che ne attestava la qualità come hashish per poi inviarlo ai laboratori specializzati, al fine di estrapolare il numero di dosi ricavabili. In Questura, presso gli uffici della Squadra Mobile, gli acquirenti erano ascoltati come persone informate sui fatti: sottoposti alle procedure di riconoscimento degli spacciatori mediante album fotografico, individuavano senza ombra di dubbio coloro che avevano poco prima preso i soldi e consegnato la droga. I giovani acquirenti sono stati segnalati al Prefetto di Ragusa, che procederà ad inserirli in un programma di recupero per tossicodipendenti: a due di loro sono state ritirate le patenti di guida, poiché trovati in possesso di droga quando avevano la disponibilità di un veicolo. I giovani hanno collaborato con la Polizia di Stato giustificandosi nei modi più disparati: “fumo hashish perché aiuta a dormire”; “faccio uso di droghe leggere perché hanno un effetto terapeutico, mi rilassano”. Denaro e stupefacenti erano sequestrati, nell’attesa dell’ordine di distruzione della droga da parte della Procura della Repubblica. polpuntbracc2Ultimate le diverse e complesse attività di Polizia, gli arrestati erano associati presso il carcere di Ragusa. Concluse le operazioni di Polizia Giudiziaria, gli uomini della Squadra Mobile contattavano il personale del Comune di Ragusa, che in tempi record bonificava i luoghi oggetto di spaccio. In particolare, avendo i cinque da diverso tempo utilizzato l’insenatura per nascondersi, attendere gli acquirenti, tagliare e fare le diverse dosi, l’avevano trasformata in una discarica di bottiglie di alcolici di ogni tipo: di conseguenza non solo spacciavano ma deturpavano la “rocca dei tramonti” con rifiuti dai tempi di deterioramento infiniti. polpuntbracc5Proprio per riconsegnare un luogo così bello agli onesti villeggianti, molti dei quali turisti ospiti delle vicine strutture ricettive, è stato richiesto l’intervento di una squadra speciale addetta alle pulizie che in pochi minuti ha ripulito l’intero tratto di costa interessato. Grazie alla costante collaborazione dei cittadini che hanno segnalato i fatti illeciti, la Polizia di Stato ha potuto assicurare alla giustizia dei pericolosi spacciatori. La sinergia tra Squadra Mobile e cittadini, e tra Polizia di Stato e Comune di Ragusa, ha permesso inoltre di riconsegnare alla città un tratto della costa iblea tra i più belli. polpuntbracc3
La Squadra Mobile ha tratto in arresto CHAARAOUI Oualid, nato in Tunisia il 25.03.1978, KHABTHANI Fethi, nato in Tunisia il 14.02.1978, ZIROUD Mohsen, nato in Tunisia il 22.08.1975, SOFIEN Marmouri, nato in Tunisia il 11.12.1995 e GUESMI Abdelwaheb, nato in Tunisia il 19.02.1986 in quanto, in concorso tra loro, sono stati colti in flagranza di commettere il delitto previsto dall’art. 73 D.P.R. 309/ 90, ovvero per aver detenuto e ceduto dietro corrispettivo in denaro, sostanza stupefacente del tipo hashish.

di Redazione29 Ago 2015 12:08
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