Spunta la relazione della Corte dei Conti della Basilicata e Piccitto smentisce l’on. Dipasquale

Oggi si è celebrata l’ennesima conferenza stampa sulle royalties, questa volta indetta dall’Amministrazione Piccitto. Un dialogo senza fine quello imbastito dall’on. Dipasquale e dal sindaco Piccitto.
L’intera vicenda assomiglia sempre più ad una telenovela dalla trama intricata e tendenzialmente infinita, fatta di accuse e controaccuse, di minacce e di sfide, di sorrisi ironici e battute sprezzanti. Forse, però, ma non diciamolo troppo forte, si inizia ad intravedere la luce in fondo al tunnel. Come dire il cerchio si stringe sempre di più, giorno dopo giorno l’inutile decade e continua a decadere e prima o poi si giungerà all’essenziale, al vero nocciolo della questione ossia chi ha ragione e chi, invece, ha tentato di confondere le acque.
“Ci vuole denunciare? Lo ha già fatto? Martedì andrà in Procura? Non abbiamo nulla da nascondere, le carte son tutte qui e chi le vuole le può prendere”, così il sindaco dopo aver fatto un breve excursus dell’intera vicenda sulle royalties, sulla Legge su Ibla, insomma sul famigerato emendamento Dipasquale.

“Io non voglio entrare nella questione Ragusa”, sorride il sindaco quando riporta le parole del presidente Crocetta, “Cosa voleva dire? Non lo so” e continua a sorridere. Quei sorrisi, che dicono tanto, tutto, quei sorrisi che sono dei veri e propri punti esclamativi.

“Cosa c’entra – prosegue Piccitto – la Basilicata con Ragusa? Non l’abbiamo citata noi, però visto che qualcuno lo ha fatto, visto che qualcun’altro parla di morale e di attività moralizzatrice e quindi di presunte spese immorali al Comune di Ragusa, ci vediamo costretti – continua il sindaco, visibilmente gongolante – a ritornare sull’argomento: abbiamo utilizzato i proventi delle royalties per la spesa corrente non obbligatoria e ciò lo si può fare, a dirlo è la Corte dei Conti. Infine, vorrei chiarire, una volta per tutte o meglio ancora una volta, che sì, questa è un’Amministrazione No Triv, ma ciò non vuol dire che non dovremmo pretendere il rispetto di un nostro diritto. Le royalties sono un ristoro per il solo fatto che il nostro territorio viene sfruttato e messo a rischio, non c’entrano nulla con il fatto che io sono contro o pro il petrolio. Le royalties sono la conseguenza di un’azione sovraordinata alla volontà dell’Amministrazione”.

Dopo il sindaco è la volta dell’assessore al Bilancio, Stefano Martorana, che mette sul tavolo una relazione di quasi 400 pagine, redatta dalla Corte dei Conti della Basilicata, tutta incentrata su come le amministrazione, di quella Regione, utilizzano le royalties. Uno studio iniziato nel 2010 e terminato nel 2014.
Cosa dice questo dossier? Che ha ragione l’Amministrazione Piccitto e che non sussiste l’abuso d’ufficio paventato dall’on. Dipasquale. Certo, non dice proprio questo ossia non è che la Corte dei Conti della Basilicata si sia occupata di Ragusa e della querelle tra Piccitto e Dipasquale, ma, invece, dice una cosa molto semplice: è vero, le royalties sono vincolate dalle norme di legge e queste stabiliscono che tali proventi possono essere utilizzati solo per lo “sviluppo delle attività economiche, l’incremento industriale, lo sviluppo dell’occupazione e il miglioramento ambientale del comprensorio interessato”. Ecco allora ha ragione Dipasquale, si potrebbe pensare. Nessuna spesa corrente, obbligatoria e non obbligatoria, nessuna! Ed invece non è così, la Corte dei conti dice anche un’altra cosa, che ribalta l’intera situazione.
“Queste categorie – dichiara Martorana sulla scorta della relazione della Corte dei Conti – come sviluppo economico e incremento industriale, sono talmente generiche da comprendere tutto e niente. Quindi è praticamente impossibile capire cosa un’Amministrazione può o non può finanziare con le royalties ossia non esistono vincoli di sorta e difatti si legge nella stessa relazione – inizia a leggerla – che: «Indicazioni così generiche non sembrano idonee a esprimere un vincolo teleologico chiaro e univoco alla spesa. Ancor meno a far ritenere che le risorse di che trattasi siano destinate alle sole spese di investimento»”.
Continuando a leggere si scopre che la Corte dei Conti pone un’unica condizione: “L’utilizzo delle royalties deve essere rispettoso sia dei principi della sana gestione finanziaria, sia per obiettivi comunque coerenti con la finalità di promozione dello sviluppo dell’occupazione e delle attività economiche, dell’incremento industriale e degli interventi di miglioramento ambientale”. Insomma il criterio del buon padre di famiglia. In tal modo l’Amministrazione sarebbe in regola e il paventato abuso d’ufficio sarebbe solo un volo pindarico dell’on. Dipasquale, come inutile risulterebbe la sua denuncia alla Corte dei Conti siciliana.

L’assessore Martorana chiude la conferenza stampa dicendo: “Se aver speso parte delle royalties per donare a Ragusa, tra l’altro, anche un sistema di welfare tra i migliori d’Italia, per certuni significa sprecare soldi e non sostenere concretamente l’economia, non posso che bollare ciò come una mera opinione”.

di Redazione05 Mar 2016 20:03
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