Il caporalato nel ragusano. Il duro attacco della Cgil

Sembrerebbe un fenomeno circoscritto e limitato a qualche comportamento fuori regola di qualcuno che intende approfittare di manodopera straniera economicamente più conveniente. Ma non è così! Ciò che è accaduto nei giorni scorsi, gli arresti, nella fascia trasformata, di alcuni imprenditori agricoli per utilizzo illegale e sfruttamento di manodopera straniera, oltre a rappresentare, per quel ci riguarda, un fatto gravissimo, è indice di una condizione che pone davanti al specchio del giudizio l’intero modello Ragusa, a lungo nostro pregio e del quale siamo stati e siamo ancora orgogliosi.

Perché tali fatti potrebbero essere la chiave di lettura dello “stato” interno del nostro modello di sviluppo, potrebbero essere la manifestazione di una possibile degenerazione del binomio sviluppo-civiltà socio-culturale su cui si è retto fin qui l’evoluzione del tessuto economico del nostro territorio. E’ duro asserirlo e crea qualche fastidio azzardare ipotesi del genere, ma va detto che siamo forse davanti ad una tragica trasformazione socio-economica della nostra terra.

Asseriamo ciò perché non si tratta di manifestazione isolata quella dello sfruttamento lavorativo in spregio del CCNL e della mancanza dei presidii di sicurezza ed è essa non solo diffusa nel mondo del lavoro agricolo, ma si è estesa anche in altri settori fino a questo momento non raggiunti da interventi repressivi.
L’economia del nostro territorio è attraversata da tanto nero, da molto grigio e ha al suo interno anche manifestazioni di spregio della cultura della dignità del lavoro, come nei casi emersi agli onori della cronica nei giorni passati, e con una espansione tutta da monitorare, che non va, per spiegarne le cause, direttamente correlata soltanto – come fatto da qualcuno – alla crisi.
La preoccupazione più cocente è dovuta al fatto che ampi settori della economia nostrana abbiano metabolizzato anche situazioni degeneri. Occorre uno scatto d’orgoglio da parte di tutti, mondo imprenditoriale, politico e naturalmente civico. Ci spiace dover constatare che non ci sono state prese di posizioni, di biasimo e di condanna da parte di importanti operatori economici in ordine a quanto è successo. Tutto pare sia rimasto sottotraccia.
Bisogna aggredire in tempi brevi questo morbo che vuole attaccare la nostra comunità e pensiamo che il luogo deputato è quello della Camera di Commercio di Ragusa, luogo adatto dove associazioni datoriali, istituzioni, associazioni sindacali possano elaborare regole, scelte, piani e modelli che, se resi applicabili, possono sferrare un colpo mortale al prendere piede di modalità di produzione imperniate sullo sfruttamento dei più deboli.

di Redazione23 Feb 2018 11:02
Pubblicità