Santa Croce e i tesori perduti di San Martino

Era un tesoro da custodire l’area della fontana di San Martino, nel santacrocese: nel territorio ragusano, ma più vicino (sia geograficamente che storicamente) a Santa Croce, questo sito accoglie ancora oggi i miseri resti della Fontana di San Martino (la cosiddetta abbiviratura,) e di un Chiostro Romano.

Il Chiostro Romano negli anni ’70

Importanza storico-folkloristica dell’area di San Martino

Nell’area di San Martino si svolge una delle leggende più note agli appassionati di storia locale. Secondo quanto narrato nel sito dell’associazione Arcana (segui il link per la fonte originale) la storia vuole che la prua di una nave spagnola si arenò sulle nostre coste, e da subito fu contesa fra gli abitanti delle città vicine; tuttavia, debitamente al suo peso, nessuno riuscì ad accaparrarsi il grande blocco di legno. Almeno fino all’arrivo dei cittadini di Santa Croce, i quali riuscirono finalmente ad impadronirsene.

L’epigrafe della Fontana

Sulla via del ritorno verso il paese, i Camarinensi decisero di sostare in Contrada San Martino: qui scelsero di fermarsi presso la fontana voluta da Don Guglielmo Vitale (futuro Barone di Corchigliato) per recuperare le energie. Fu qui che, secondo la narrazione tradizionale, l’acqua si trasformò in vino. Colpiti dai prodigi che arricchirono quella vicenda, gli abitanti di Santa Croce decisero di affidare il legno al maestro Salvatore Bagnasco, le cui sapienti mani diedero vita ad una statua di San Giuseppe.
A San Giuseppe il barone dedicò una stanza ed un altare consacrato presso la propria dimora, oggi nota con il nome di Palazzo Vitale-Ciarcià; per quanto riguarda la fontana di San Martino, nel 1806 Guglielmo Vitale fece incidere un’epigrafe, in memoria degli eventi di cui sopra. Il barone morì nel 1832: nello stesso anno Santa Croce cominciò a celebrare la festa di San Giuseppe.

Ciò che resta della Fontana di San Martino

Un tesoro perduto

Lasciando da parte la storia che lega la fontana di San Martino alla comunità santacrocese, oggi ci ritroviamo a constatare con estrema amarezza che i tesori dell’area sono ormai praticamente andati: sebbene ancora nelle testimonianze degli anni ’70 le strutture della fontana e del chiostro romano sito nelle vicinanze appaiano ancora in piedi (benché parzialmente, come si evince dalle foto di Angelo Canzonieri), il tempo, l’incuria e l’ignoranza hanno fatto in modo da disfare quasi ogni ricordo di un’area che se valorizzata avrebbe costituito un altro tesoro sia per la comunità locale che per tutti gli appassionati di storia siciliana.
Una lenta e costante opera di distruzione perpetrata negli ultimi decenni ha convertito la fontana di San Martino e il Chiostro Romano in un cumulo di pietre diroccate, appena notabili nel cuore della campagna, cui ignobilmente fanno compagnia rifiuti della peggior specie.

Quel poco che rimane del Chiostro

Una possibilità di Rinascita?

Quel che è fatto è fatto, direbbe qualcuno. Ma non sembra essere questa la filosofia che anima i membri dell’Associazione Arcana, che credono nel valore simbolico che la zona di San Martino ricopre per la storia e la comunità di Santa Croce Camerina. Infatti l’associazione ha segnalato il sito e le sue peculiarità alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Ragusa, allo scopo di procedere al recupero di questa importante area. L’intenzione sarebbe quella di ripulire San Martino e renderla fruibile.
Un interesse quello di Arcana per l’area di San Martino nutrita anche dalla volontà di recuperare ciò che resta del Chiostro Romano, che già negli anni ’70 attirò le attenzioni di Angelo Canzonieri e Angelo Giannì (fondatore della stessa associazione).

di Redazione14 Apr 2017 11:04
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