Lettera al direttore di Dario Prestana (Tesoriere del PD): "Le mie dimissioni dalle cariche del Pd"

Gentilissimo Direttore,
una volta si usava utilizzare il metodo delle Lettere al Direttore per rendere noto il proprio pensiero. Oggi ci adattiamo a nuovi metodi. Quindi, Le scrivo così la mia Lettera al Direttore, semmai Lei la ritenesse meritevole di pubblicazione.
L’ispirazione sorge non solo dal fatto delle mie dimissioni dalle cariche dirigenziali assunte nel Partito Democratico di Ragusa, che in modo inaspettato, e direi anche immeritato, hanno suscitato esagerate attenzioni. Molti mi chiedono se adesso io voglia aderire a questo o a quel progetto politico.
In realtà, mi preoccupa molto di più il delicato tema della sfiducia della gente verso i politici e verso la politica, in una fase, peraltro, di straordinari cambiamenti storici. Nel caso, l’autorizzo fin d’ora.
“Gentile Direttore,
secondo autorevoli commentatori, oltre a leaders politici di buona volontà, non esistono più i partiti, non esistono più le ideologie. Ma questo non porta a nulla. È un’ipocrita falsità, buona solo per aprire lo spazio a imbonitori, populisti, arrivisti, corrotti ed incapaci. Poi, ci sono coloro che indicano la soluzione nell’adozione di diversificate strategie liberiste, oppure di pianificata programmazione socialista. Qualcuno scomoda ancora Smith, piuttosto che Keynes fino a Marx. Ognuno di loro è certamente fonte di ispirazione, ma la loro eredità non può essere integralmente assunta come metodo attuale. Per un mondo attuale che è radicalmente cambiato ed in continuo cambiamento. Oggi non esiste il problema di quale modello economico adottare, ma solo di rafforzare il modello politico della democrazia, certamente il meno difettoso di altri, e solo col quale possono elaborarsi interventi temporanei che provino a risolvere per tentativi ed errori i bisogni sempre cangianti di tutti i cittadini, imprese incluse. Proprio Keynes disse : << Lo studio dell'economia non sembra richiedere alcuna dote particolare in quantità inusitate. Si tratta dunque di una disciplina molto facile, a confronto delle branche più elevate della filosofia e delle scienze pure? Una disciplina molto facile nella quale solo pochi riescono a eccellere! Questo paradosso trova spiegazione, forse, nel fatto che un grande economista deve possedere una rara combinazione di doti: deve essere allo stesso tempo e in qualche misura matematico, storico, politico e filosofo; deve saper decifrare simboli e usare le parole; deve saper risalire dal particolare al generale e saper passare dall'astratto al concreto nelle stesso processo mentale; deve saper studiare il presente alla luce del passato, per gli scopi del futuro. Nessun aspetto della natura dell'uomo o delle istituzioni umane gli deve essere aliena: deve essere concentrato sugli obiettivi e disinteressato allo stesso tempo; distaccato e incorruttibile, come un artista, ma a volte anche terragno come un politico.>>
Un cordiale saluto.

di Redazione27 Mar 2017 12:03
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