Pino d’Aleppo, un tesoro verde a due passi da casa

A volte siamo colpevoli di pensare, portati da un eccesso di superbia, di conoscere tutto quanto vi sia da sapere a proposito del nostro territorio. Ma per quanto apparentemente poco esteso, questo territorio riesce spesso a sorprenderci, in nome della sua ricchezza, sottoponendoci numerose volte a nuovi punti d’osservazione.

È quello che potrebbe capitare per esempio a chi si avventura nella Riserva Naturale del Pino d’Aleppo. Nel pomeriggio di ieri ci siamo uniti ad uno dei trekking tour proposti dall’associazione “Grotte Alte” di Vittoria; ci siamo avventurati lungo i sentieri che solcano la riserva Pino d’Aleppo passando da contrada Tremolazza a contrada Buffa, per un’esperienza a diretto contatto con quanto di bello e naturale possa offrire la zona dell’Ippari.

Pino d’Aleppo, un pomeriggio alla Riserva tra timo e poiane

La riserva è chiaramente uno di quei ricchi tesori che alimentano l’interesse verso questo territorio, ed in particolare nei confronti della valle dell’Ippari: con i suoi 3.000 ettari spalmati sui 12 km del tratto finale del fiume Ippari, la riserva del Pino d’Aleppo accoglie turisti e visitatori tra i suoi 40 km di sentieri che si snodano in questo regno della macchia Mediterranea e tra i rari Pini d’Aleppo (da cui il nome alla riserva), che qui hanno trovato una zona perfetta per riprodursi naturalmente. La riserva venne istituita nel 1984 (prima col nome di Riserva di Vittoria, poi cambiato nel 1990).

aiutarsi
La necessità di aiutarsi a vicenda

Nel nostro viaggio abbiamo percorso una decina di chilometri in cerchio, tra salite e discese, interessanti note ed appunti forniti dalla guida, Carmiliano Raffaele, e qualche… caduta di stile (o con stile, che dir si voglia), dovuta a qualche pietra infida che non aspettava altro che il nostro piede sciagurato ed inesperto. In effetti, è da esperienze come queste che si capisce quanto sia importante avere con sé delle guide dalla comprovata esperienza, e si comprende a fondo l’esigenza di seguire un sentiero.

Nel nostro gruppo c’è già qualche camminatore esperto, armato di binocolo per il bird watching: non di rado capita di poter osservare in questa zona varie specie d’uccelli, tra cui le Poiane e, durante le prime ore serali, le numerose civette che hanno accompagnato i nostri ultimi chilometri tra improvvisi movimenti fra le chiome dei pini e i loro inconfondibili versi.

Si arranca sui sentieri
Si arranca sui sentieri

E poi c’è la riserva, con la sua ricchezza vegetale, che non comprende certo solo il Pino d’Aleppo: oltre a querce spinose di varia dimensione e altre piante tipiche del posto, in alcuni rari tratti in cui la vegetazione si fa più fitta, in questa zona della riserva si può sentire, poderoso, l’odore del timo selvatico e del rosmarino. Una salva di aromi che fanno pensare ad una cucina in piena attività.

Proprio mentre gli accattivanti odori cominciano a stuzzicare l’appetito, la riserva ha pensato bene di offrirci un piccolo buffet a base di arance: siamo giunti ai giardini Iacono, tappa ideale per fermarsi a bere un paio di litri d’acqua a persona e fare merenda. C’è chi si è portato qualcosa da casa, per affrontare al meglio il calo di zuccheri. Noi, vistosamente impreparati, mangiamo quelle arance come se non ci fosse nulla di più buono. Notiamo con piacere di non essere gli unici a servirsi: d’altronde il servizio è impeccabile e la qualità del cibo ottima…

Il rude aspetto del Piano Buffa
Il rude aspetto del Piano Buffa

Ripreso il cammino, affrontiamo l’ennesima salita per raggiungere il Poggio Buffa. Questo percorso ci porta in cima ad un pianoro totalmente brullo: poche piante, molte pietre ed un panorama invidiabile. Qualcuno, guardandosi attorno, pensa ad uno scenario da western alla Sergio Leone; altri, magari più legati alla fantascienza, citano lo sbarco della luna. Ci sono poi anche persone un po’ più pragmatiche, che guardando il nuovo percorso costellato da sassi bianchi, sa già che se la vedrà “petri petri”…

In quest’area della riserva Pino d’Aleppo ci troviamo già in contrada Buffa. Il nome non deriva da chissà quale aneddoto divertente, ma dall’animale che qui si trova in abbondanza, ovvero la buffa, meglio conosciuto come rospo. In effetti, il gracidare di questi anfibi che accompagnerà uno degli ultimi tratti del nostro trekking. Infatti, è già l’ora di tornare alle macchine e lasciarci alle spalle la riserva: le gambe si sono astenute con estrema dignità dal chiedere pietà, ma non bisogna forzare troppo la mano. Con le scarpe macchiate di terra e i vestiti che odorano di timo, ce ne torniamo a casa un po’ stanchi, ma visibilmente soddisfatti.

“Grotte Alte” e la valorizzazione dell’area Ipparina

Grotte Alte
Il logo della “Grotte Alte”

Questa nostra miniavventura, alla scoperta di un tratto meno conosciuto della riserva Pino d’Aleppo, è stata possibile grazie all’organizzazione offerta dall’associazione “Grotte Alte” di Vittoria. L’impegno di quest’associazione, attiva ormai dal 2014, si concentra proprio sulla valorizzazione del territorio attraverso l’esperienza diretta. Mettere a contatto la popolazione e le esigenze del territorio, si è già rivelato essere un metodo estremamente efficace per la sensibilizzazione della cittadinanza verso l’ambiente e la cultura.

Intensificando i rapporti con le altre associazioni e dedicando una buona dose di volontà e tempo, i ragazzi di Grotte Alte possono oggi vantare una posizione di tutto rilievo all’interno del panorama culturale vittoriese, tanto da vedersi affidare la gestione dell’Ufficio Turistico della città Ipparina.

di Redazione24 Lug 2016 14:07
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