“Da 12 miglia all’infinito”

Il prossimo 17 Aprile si terrà un referendum popolare su una questione che riguarda tutti: la trivellazione dei nostri mari per l’estrazione di gas e petrolio.
Parlare di trivellazioni a Ragusa non è facile. Troppi sono stati e continuano ad essere gli interessi e i sogni dei ragusani legati a questo tema. Negli anni ‘50 si disse che Ragusa sarebbe diventata il “Texas d’Italia”, i partiti e i sindacati si schierarono a favore delle trivellazioni con la promessa di un grande sviluppo per la nostra città. I ragusani, ammaliati da questo sogno, rinunciarono a porsi domande: estrarre l’oro nero avrebbe risolto tutti i problemi e non serviva porsi altri quesiti. A distanza di 50 anni possiamo trarre un bilancio critico di quell’esperienza che ancora continua, costatando che l’estrazione del petrolio nel nostro territorio non ha portato quello sviluppo tanto auspicato. Per fortuna oggi, a differenza di 50 anni fa, si può anche pensare ad uno sviluppo del territorio che passi attraverso un altro modo di produrre energia accantonando quella che fu solo una grande illusione di benessere.
Questo non è solo un referendum contro le trivelle, ma anche un modo per dire da che parte si sta, se con le lobby dei petrolieri o con il mare, le energie pulite, la bellezza e l’integrità delle nostre coste e delle nostre acque. Dire stop alle trivelle è un primo passo che l’Italia può fare per cominciare una rivoluzione energetica in direzione delle rinnovabili.
«Il referendum chiede che ci sia un divieto chiaro e assoluto di estrarre petrolio vicino alle coste marine (entro le 12 miglia marine). È vero infatti che le società petrolifere attualmente non possono aprire nuovi pozzi vicini alla costa, ma è anche vero che le attività già in corso possono continuare a operare senza limiti di tempo. Ci chiede in sostanza se vogliamo abrogare il fatto che i pozzi già autorizzati possano essere sfruttati dalle compagnie private fino ad esaurimento del giacimento ovvero senza limiti di tempo (mentre le norme europee stabiliscono che la concessione non superi il limite dei 30 anni), anche se si trovano nell’area proibita a queste attività (ovvero entro le 12 miglia marine dalla costa)». (Isabella Pratesi – Dir. Responsabile del programma di conservazione WWF).
Nonostante le difficoltà legate al nostro territorio specifico anche a Ragusa è nato il comitato promotore per il Sì al referendum, composto da singoli cittadini, associazioni e partiti.
Intervistando alcuni membri del comitato si ha come l’impressione che la battaglia sia tutta in salita e non solo per i motivi prettamente legati alla nostra provincia. Lo scoglio più grande sembra essere raggiungere il quorum dato che il governo ha programmato il referendum in una data distante dalle elezioni amministrative ma nonostante ciò – affermano – « è importante che quanta più gente vada a votare per dare alla consultazione un dato politico incontrovertibile: se milioni di persone si esprimeranno per il Sì il governo non potrà non tenerne conto».
I comitati NO TRIV sparsi su tutto il territorio nazionale stanno portando avanti un’eccellente campagna di informazione e di sensibilizzazione che argomenta e spiega le innumerevoli ragioni per cui votare Sì:
– Il tempo dei fossili è scaduto: occorre investire su un modello energetico pulito e rinnovabile, già affermato in altri paesi del globo.
– Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari senza alcun beneficio durevole per il paese.
– L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante con un impatto notevole sull’ambiente e sull’ecosistema marino.
-Un eventuale incidente nel mar Mediterraneo sarebbe disastroso e l’intervento umano pressoché inutile.
– Trivellare il nostro mare è un affare per soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche più vantaggiose .
– Alla conferenza ONU sul clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia – insieme ad altri 194 paesi – ha sottoscritto un impegno storico a contenere “la febbre della terra entro 1,5 gradi”, perseguendo l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili.
E se ancora queste motivazioni non fossero sufficienti, «andate e votate Sì, se non altro per dispetto a questi signori del “No” ad un quesito secondo loro antieconomico e troppo “tecnico” per degli elettori non all’altezza di scegliere in che mondo vivere. Forse non deciderà quasi nulla (visti gli esiti dei precedenti sull’acqua e il finanziamento pubblico dei partiti) ma almeno gli avrete dato il fastidio di doverlo aggirare». (ndr: da una conversazione con la scrittrice Barbara Balzerani).

no triv

di Martina Chessari04 Apr 2016 14:04
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