Sasà Cintolo: “Vogliono chiudere la Scuola dello sport, altro scippo ai nostri danni”

“C’è un tentativo, ormai malcelato, di depauperare la provincia di Ragusa di tutte quelle eccellenze che, nel corso degli anni, sono state costruite a prezzo di grandi sacrifici e con l’abnegazione di chi ha creduto in determinati progetti di ampio respiro. Mi chiedo: fino a che punto saremo disposti a sopportare? Fino a che punto la comunità iblea continuerà a sorbire in silenzio tutto ciò?”. Lo dice Sasà Cintolo, per anni punto di riferimento del movimento sportivo provinciale nell’area iblea, prima come presidente del comitato Coni e poi come delegato, dopo che il Coni regionale ha deciso di “commissariare” la gestione della Scuola regionale di sport con sede in via Magna Grecia a Ragusa. “Lasciando stare l’aspetto che mi riguarda – ha sottolineato Cintolo – vale a dire la revoca del mio incarico di delegato provinciale, ordito dall’attuale presidente regionale del Coni Sicilia, Sergio D’Antoni, che non si sa quali mire stia perseguendo, e rispetto a cui, come ho già avuto modo di affermare in più di una occasione, sono disponibile a fare non uno ma dieci passi indietro, qui il problema è sostanziale nel senso che si vuole mortificare la funzionalità di una struttura costata, negli anni, milioni di euro alla comunità ragusana e che alla stessa era aperta anche per finalità sociali, solidaristiche e di altro genere. Insomma, non solo una struttura riservata allo sport ma a tutto ciò che di buono la collettività iblea è in grado di portare avanti”. Cintolo, che questa mattina in conferenza stampa ha illustrato come stanno le cose, era accompagnato da Carlo Sammito e Dario Cappello, collaboratori da sempre della gestione del sito. “Il Coni forse ha dimenticato – aggiunge Cintolo – mettendo da parte i decenni di sacrifici che c’è costato tutto questo, che il proprietario della Scuola regionale dello sport è l’ex Provincia regionale di Ragusa, oggi Libero consorzio comunale, e che, alla fine dell’anno, scadrà il contratto di locazione. Rispetto a cui, finora, il Coni ha pagato un canone simbolico di 100 euro al mese, vale a dire circa 1.300 euro all’anno, grazie alla sensibilità di chi ha amministrato l’ente di viale del Fante mentre vale la pena di ricordare che il suolo su cui sorge la Scuola è stato messo a disposizione dal Comune di Ragusa. Insomma, una concentrazione di buone prassi politiche che, dopo anni di funzionamento efficace, vogliono oscurare parlando di una indagine per cattiva gestione avviata a livello nazionale che non ha dato alcun tipo di frutto solo per colpire il sottoscritto. Così come il Coni non ha sganciato un euro per la manutezione straordinaria della struttura, come previsto dal contratto di locazione, circostanza rispetto alla quale l’ex Provincia potrebbe rivalersi. Dispiace che D’Antoni sia stato messo lì per mortificare il movimento sportivo dell’area iblea. Dispiace che l’intero territorio, ancora una volta, debba sottostare a una visione Palermocentrica quando, invece, la Scuola regionale di sport della Sicilia aveva sempre dato dimostrazione di volersi aprire, con grande attenzione, alle sfide provenienti dal Mediterraneo, come testimoniato anche dalle recenti manifestazioni organizzate. Si è venuta a creare una situazione spiacevole per la quale, oltre ad avviare una campagna di raccolta firme, chiederemo la mobilitazione della politica locale, a cominciare dai deputati nazionali e regionali. Qui è in gioco la reputazione di un intero territorio che non può continuare a farsi scippare, come se nulla fosse, i pezzi pregiati del proprio repertorio. Porteranno, sul piano teorico, la Scuola a Palermo? Bene. E di questa immensa struttura di via Magna Grecia che cosa accadrà? Chi si prenderà la responsabilità di sottoutilizzarla sino a quando non arriverà il triste giorno della chiusura? Sono tutti questi gli interrogativi su cui bisognerebbe interrogarsi”.

di Redazione01 Mar 2016 18:03
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