Chiavola e D’Asta, dimenticano la cronaca, e parlano della diffida regionale sulla revisione del Prg

All’Ars oggi non è successo nulla, quanto meno per i due consiglieri del Pd. L’emendamento tanto discusso sulle royalties voluto dall’onorevole Dipasquale, il loro referente a Palermo, ed appoggiato senza mezzi termini da Chiavola e D’asta, è stato bocciato, ma ai due ciò non interessa, quindi non ne parlano e si concentrano o provano a farci concentrare su altro: il Prg del Comune di Ragusa e la diffida regionale.

“Una seconda diffida dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente al Comune di Ragusa sul Prg. E’ stata inviata nei giorni scorsi a palazzo di Città. Viene chiesta una relazione sul prosieguo dello stato di revisione del Prg dell’ente di palazzo dell’Aquila. Nella nota dell’8 febbraio, trasmessa al sindaco e al presidente del Consiglio comunale, si sottolinea che “non risultando agli atti alcun cenno di riscontro alla precedente nota (il riferimento è a quella dell’1 luglio 2015) e non potendo che confermare i contenuti della precedente, riguardo agli obblighi derivanti dalle norme di legge e l’attuale inadempienza del Comune in merito a dette procedure, si invita il Comune di Ragusa a notiziare sul prosieguo dell’attività di revisione, significando che in caso di mancato riscontro, entro trenta giorni dalla ricezione, si proporrà intervento sostitutivo a mezzo di commissario ad acta, con spese a carico dell’ente, per provvedere alla predisposizione e adozione degli ulteriori atti occorrenti alla revisione del Prg in oggetto”. Fin qui, dunque, la nota della Regione il cui contenuto è stato reso noto, questa mattina, in conferenza stampa, dai vertici del circolo Rinascita Democratica del Pd di Ragusa, con il segretario Tony Francone e i consiglieri comunali Mario D’Asta e Mario Chiavola, alla presenza del segretario del circolo “Pippo Tumino”, Gianni Lauretta, che condivide il percorso di denuncia. “Non solo era arrivata già una prima diffida nel luglio scorso – chiariscono gli esponenti democratici – ma nessun tipo di riscontro alla stessa è stata fornita. Il Prg è stato approvato nel 2006 e ogni cinque anni, per legge, deve essere esitata la revisione. Avrebbe dovuto essere fatta nel 2011 ma così non è stato. La Regione ha inviato dunque due diffide. Ma alle stesse non è stato dato seguito. Ci sono due considerazioni politiche che vanno fatte. La prima. Perché il presidente del Consiglio, considerato che gestisce il civico consesso, quindi l’organo competente in materia di urbanistica, non ha ritenuto opportuno la scorsa estate non informare i capigruppo e l’intero Consiglio comunale? E’ una inadempienza, una mancanza di rispetto istituzionale, su cui certo non si può soprassedere. Ma come se non bastasse, l’8 febbraio arriva la seconda diffida e, anche in questo caso, silenzio assoluto. Chissà quante altre diffide, allora, sono nascoste nei cassetti degli amministratori di palazzo dell’Aquila. Visto quello che è successo siamo assolutamente legittimati a pensare ciò. E’ inopportuno pensare che l’obiettivo del presidente del Consiglio, destinatario, come il sindaco, della diffida in questione, fosse quello di difendere a spada tratta la maggioranza? Chissà. Seconda questione. L’Amministrazione ha più volte affermato che del Prg intende fare l’elemento di rivoluzione per la città. Ad oggi, però, non c’è nulla di che. E anche il ragionamento riguardante il parco urbano è in qualche modo fermo al palo non essendo ancora arrivato in Consiglio comunale dove dovrà essere oggetto di approfondita discussione. Quindi, la maggioranza dimostra ancora una volta che non solo non c’è una idea di città ma per giunta ripresa e diffidata dalla Regione ritiene opportuno nascondere la documentazione alla minoranza e al resto della città. Bastano questi due elementi per avere l’idea di che tipo di concezione la maggioranza abbia per quanto riguarda la gestione della città. Non è possibile che questo aspetto riguardante le politiche urbanistiche, per noi molto grave, sia stato tenuto nascosto come se nulla fosse. E i progetti presentati che fine hanno fatto? Non si è potuto discutere di nulla e di niente. A che cosa è servito defenestrare il precedente assessore al ramo se ancora oggi non abbiamo la disponibilità di potere affrontare, carte alla mano, gli argomenti in questione? Sono, tutti questi, elementi su cui è opportuno che i ragusani riflettano. Meditando sempre sul fatto che il presidente del Consiglio, figura super partes, avrebbe dovuto essere garante di tutte le espressioni politiche presenti in aula. E, invece, non si comprende perché abbia deciso di nascondere tutto”.

di Redazione27 Feb 2016 17:02
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