Collezione Cappello e Museo Tempo Contadino, Migliore in conferenza stampa: “Smantellati, uno scandalo”.

Conferenza stampa, questa mattina, in sala Commissioni a Palazzo dell’Aquila, organizzata dal consigliere Sonia Migliore alla presenza dei colleghi Nicita e Morando e con la partecipazione di Turi Iudice in rappresentanza Comitato San Giovanni, di Enzo Criscione del Comitato per i Musei di Ragusa, del maestro Franco Cilia e di Mario Nobile come direttore del Museo Civico ‘L’Italia in Africa, 1885-1960′. Oggetto dell’incontro con gli organi dell’informazione denunciare la gestione di quella parte della rete museale della città di Ragusa che riguarda, in particolar modo, la Raccolta Civica Cappello, il Museo del Tempo Contadino (esposizioni allestite entrambe a Palazzo Zacco) e il Museo dell’Italia in Africa (nei bassi del municipio) giudicata pessima non tanto per la fruibilità o la poca pubblicità di cui queste strutture godono, ma proprio per il loro smantellamento sistematico in favore di altre iniziative culturali o perché, in un caso, i costi di gestione superano di gran lunga il rapporto in positivo con la quantità dei visitatori.
“I pezzi esposti per la Raccolta Civica Cappello – ha denunciato il consigliere Migliore – sono stati spostati dall’allestimento originario in luoghi non idonei per lasciare spazio ad una mostra di fotografie, così come i reperti del Museo del Tempo Contadino, che noi preferiamo continuare a chiamare Museo della Ragusanità, in linea col pensiero del suo ideatore, il compianto Mimì Arezzo, sono stati raccolti alla rinfusa, senza una catalogazione. A Palazzo Zacco, adesso, oltre la mostra di foto, ci sono stanze vuote e non ci risulta che sia stata chiesta alla Soprintendenza ai Beni Culturali alcuna autorizzazione. Non sappiamo neanche se la famiglia del maestro Cappello o i proprietari degli strumenti agricoli tipici dell’area iblea affidati al Comune per il museo siano stati informati di quello che è successo. Inoltre abbiamo scoperto che con una delibera di giunta del 26 giugno, l’amministrazione Comunale ha deciso di chiudere il Museo Italia in Africa, rendendolo visitabile solo su prenotazione preventiva. Assurdo. Non è questo il modo con il quale va affrontato il tema dei musei in città, senza alcun rispetto né per le opere e i reperti né per le regole né, tanto meno, per chi ha dedicato tempo ed energie a raccogliere i pezzi da esporre cedendoli in uso al Comune”.
“E’ stato smantellato – continua Migliore – tutto quello che era stato creato con l’impegno dell’allora assessore alla Cultura Mimì Aresso prima e che avevamo realizzato nel 2012 in quel periodo in cui ho svolto lo stesso ruolo nella precedente amministrazione. Avevamo impegnato 64mila euro per approntare una rete museale per potenziare l’offerta culturale nel centro storico. E invece si continua a spogliare il centro di ciò che possiede”.
“Faremo un esposto alla Soprintendenza e a chiunque di competenza – conclude – faremo le nostre battaglie perché tutto deve tornare come prima”.
“L’idea del Museo della Ragusanità – ha detto Turi Iudice – nata quasi per gioco durante le registrazioni del programma televisivo “Una Ragusa d’amare” con Mimì Arezzo su Teleiblea, si sarebbe dovuta sviluppare con una mostra che partisse dal museo del contadino fino ad arrivare alla esposizione dei primi strumenti tecnici della più antica televisione via etere d’Italia, cioè proprio Teleiblea. Da quelle trasmissioni abbiamo lanciato numerosi appelli alla città perché si potessero raccogliere tutto il materiale utile per il progetto. L’idea del Museo prese corpo, ma vedere che fine ha fatto il nostro lavoro ci intristisce molto. Chi ama questa città deve sapere che Ragusa viene trattata anche così”.
“Tra qualche giorno, il 5 luglio, saranno passati tre anni da quando Mimì Arezzo è morto, troppo presto e ci manca molto – ha detto Enzo Criscione – Nel nostro cuore e nella nostra mente Mimì rimarrà per sempre, era una persona “straordinaria”, per usare un termine che lui amava molto. La sua assenza si sente perché era una persona che si impegnava tantissimo per il rilancio culturale della nostra città e purtroppo oggi, senza di lui, vedo un continuo impoverimento del tessuto intellettuale della nostra città, soprattutto nel centro storico. Il ricordo di Mimì deve stimolarci a spenderci sempre di più per cercare di impedire questo processo di inaridimento culturale lottando anche contro quello che accade a Palazzo Zacco o con il Museo Italia in Africa”.

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Nelle foto raccolte di seguito è possibile vedere dove e come sono state “conservate” le opere del maestro Carmelo Cappello e i reperti del Museo del Tempo Contadino mentre dentro Palazzo Zacco era allestita un’altra mostra. Tutto il materiale informativo è in uno scatolo, così come lo sfilato 500 che era esposto in delle teche. Inoltre si evince come alcune opere di Cappello, quelle ancora fruibili dal pubblico, siano state posizionate in luoghi poco idonei o spinte insieme in punti scomodi.
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A questo link, invece, è possibile vedere come erano posizionate le sculture il giorno della inaugurazione della Raccolta in occasione del centenario della nascita di Carmelo Cappello.

Alcuni esempi di come era il Museo del tempo contadino:

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di Leandro Papa02 Lug 2015 19:07
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