Successo per la pièce su Chanel al teatro Donnafugata

Al teatro Donnafugata, “Coco Chanel – Il profumo del mistero”: una pièce che ha incantato la platea trascinandola, con un coerente rispetto dei canonici tempi teatrali, dentro le radici del ‘900 attraverso l’icona femminile del secolo nascente. Massimo Roberto Beato ha scritto e diretto con intelligente garbo la sua versione di una delle biografie più controverse, scegliendo con levità e senza preconcetti nel mare di fonti, a volte anche manifestamente poco attendibili e in contrasto tra loro, riuscendo a dare di Gabrielle, da prima che diventasse Coco fino alla morte, l’immagine a tutto tondo di una donna che ha vissuto profondamente, spesso anche anticipandoli e facendosene promotrice, i fermenti che avrebbero portato alla presa di coscienza della donna. E non soltanto nel campo della moda, perché fu una protagonista della Parigi degli anni in cui nacquero le tendenze artistiche di ogni forma espressiva, che la videro presenza costante e non di rado sostenitrice. Un’unica scena, la casa di rue Canbon con i manichini, per tre soli attori, Nicoletta La Terra, Giovanni Carta e Marco Usai, lo scorrere del tempo scandito da passaggi di luci, in uno tutti gli uomini della sua vita, il nipote a rappresentare il complesso e tormentato legame con la famiglia, i successi, i mai dissipati sospetti di collaborazionismo, il mitico numero 5, il petite noire, il tailleur predestinato all’immortalità, il bianco feticcio ineludibile nella doverosa lotta ai dolenti segni del tempo, la proiezione del padre, primo uomo e prototipo di tutti gli altri suoi uomini, unica compagnia degli ultimi istanti.Nicoletta ha attinto con professionale scrupolo all’iconografia di Coco, mostrando una sensibile e partecipata identificazione con un personaggio di complessità infinita come infinito è il suo fascino, dandogli un’umanità dai tratti squisitamente femminili. Giovanni, versatile padrone di un non facile uno-tutti, nelle sue continue entrate-uscite è stato un credibile e intrigante passe partout per le tante stagioni di Chanel. Marco ha animato con raffinata e appassionata simbiosi nel ruolo un coinvolgente ritratto di nipote, all’ombra di tanta zia ma capace di una presa di coscienza, anche patriottica, che ne ha illuminato la sfumata immagine di devoto “a prescindere”. Il pubblico ha mostrato il suo pieno gradimento con i meritati applausi e le ripetute “chiamate”.ch1

di Lina Giarratana20 Gen 2015 11:01
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