Modica è ancora orfana del Piano di riequilibrio, l’allarme della Cgil

Il Comune di Modica si ritrova in una delicatissima fase, che va ben governata, per evitare che essa possa travolgerlo. A distanza di due anni dalla presentazione, ancora la Commissione ministeriale, sebbene ne avesse fissata la seduta conclusiva lo scorso 22 ottobre, non ha espresso alcun pronunciamento circa l’approvazione o meno del Piano di riequilibrio, con cui si è voluto evitare il dissesto dell’Ente. Perché TANTO RITARDO? C’ è forse qualcosa che non va?
Trattandosi di un Piano, avente durata decennale, in cui per ciascuna annualità sono stati programmati scelte ed obiettivi e considerato che è interesse della città ottenerne l’approvazione, è opportuno ed indifferibile, a partire dal Bilancio previsionale 2015, invertire la tendenza eccessivamente espansiva in termine di spese folli e d inutili che si registra da circa un anno e mezzo, facendo, al contrario, scelte di impostazione dei bilanci vertenti su una previsione oggettiva, reale e realistica della capacità delle entrate e su una gestione mirata e morigerata del processo di spesa, anziché tartassare i cittadini come sta avvenendo per TARI E TASI.
Solo da queste scelte di intelligente politica di bilancio potrà derivarne l’approvazione del predetto piano, per cui sembra importante sottolineare alcuni elementi di criticità più volte evidenziati dalla commissione e dalla procura della corte dei conti:
Irrobustimento ed efficace organizzazione della macchina delle entrate, per meglio combattere la elevata percentuale di evasione ed elusione di tasse e tributi ancora riscontrabile e per strutturare non solo una gestione di cassa e di liquidità conforme alle necessità dell’ente ma anche per via via procedere alla riduzione o all’eliminazione alcune tasse. Sin qui – senza tema di essere smentiti – ci sembra che si sia fatto quasi nulla, se non fissare, come avvenuto nel bilancio 2014, previsioni di recupero di entrate mai realizzabili;
Una gestione delle anticipazioni di cassa in una forma che sia conforme alle specifiche caratteristiche di ente in situazione di grave difficoltà economica, al punto di poter rischiare ancora il dissesto. Non è pratica virtuosa far ricorso in maniera costante e spropositata a tale procedura, che altro non è che una forma di acquisto di denaro su cui poi pagare interessi passivi (anticipazioni di cassa per oltre 17 milioni di euro per un totale di 800.000 di interessi), per far fronte agli impegni della spesa corrente. La permanente attività di anticipazione alla lunga farà venir meno l’effetto positivo sulla tenuta economico-finanziaria dell’ente che produrrà la collocazione in pre-pensionamento di 80 dipendenti comunali;
Scelte in ordine alle politiche del welfare locale più in sintonia con le esigenze dei cittadini, soprattutto di chi vive il variegato ed articolato dramma del disagio, che non ad una subordinazione di dette importanti politiche ad altro obiettivo, non escluso quello di diretta alimentazione elettorale;
Atteso che il Comune dovrà, per un periodo trentennale, restituire il prestito di 64 milioni di euro, maggiorato dai previsti interessi, ottenuto dalla precedente Amministrazione alla luce del D.L 35/2013 e smi, in ragione del quale sarà obbligatorio prevedere nei bilanci dei prossimi 30 anni una quota non irrilevante di restituzione del prestito alla Cassa depositi e prestiti, diviene imperativo categorico non aggravare la sostenibilità tecnico-economica dei bilanci con spese effettuate non in linea con la delicata fase attraversata dall’ente e che difficilmente potranno essere pagate.

Il punto nodale e qualificante che dovrà permeare da qui al termine di vigenza del Piano è quello di adottare misure amministrative ed interventi di concezione e di attuazione dei bilanci che si muovono decise verso il risanamento economico dell’ente.

di Redazione09 Dic 2014 13:12
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