Conti: “L’idea della compostiera collettiva lascia alquanto perplessi”

Pubblichiamo integralmente la nota inviataci da Claudio Conti in merito alle compostiere collettive, che il Comune di Ragusa vuole istallare in città. In poche righe ex assessore all’Ambiente nonché esponente di Legambiente snocciola tutte le criticità, ed in particolar modo quelle giuridiche, di questa iniziativa.

“La notizia che il Comune vuole proporre l’attività di compostaggio di comunità o collettivo per gruppi di 10-15 famiglie negli spazi verdi e giardini della città lascia alquanto perplessi. Se l’idea generale, ridurre il conferimento dell’umido con la pratica del compostaggio domestico, è buona, ma non nuova visto che a Ragusa si fa da almeno 3 anni con successi altalenanti, non appare praticabile così come il comune sembra concepirla , a meno di voler caricare sui cittadini che aderiscono il rischio di essere accusati di abbandono di rifiuti o di gestione di rifiuti senza autorizzazione.
Infatti nella revisione del 152/2006 (art. 183) l’auto-compostaggio o compostaggio domestico è definito come ‘il compostaggio degli scarti organici dei propri rifiuti urbani, effettuato da utenze domestiche, ai fini dell’utilizzo in sito del materiale prodotto’.
Solo questa attività non comporta autorizzazione. Il Ministero dell’Ambiente,infatti ritiene che nel caso in cui un soggetto gestisca i propri scarti organici in loco ed utilizzi sempre in loco il compost prodotto, si configuri una riduzione alla fonte del rifiuto e non necessiti quindi di nessuna autorizzazione. E ciò riguarda tutti i cittadini che hanno ricevuto dal comune in comodato gratuito una compostiera da 400 litri. Ma la compostiera collettiva è un’altra cosa. E’ costituita da un composter elettromeccanico, fornito di una o due camere di maturazione, e non da più compostiere tradizionali, dove il processo aerobico viene condotto ed accelerato (rispetto alle compostiere domestiche) dal continuo apporto d’aria che velocizza la trasformazione degli scarti organici e di cucina. Il processo prevede il controllo delle varie fasi della temperatura, la corretta ossigenazione del materiale introdotto in macchina, la periodica movimentazione del materiale interno e il controllo dei rapporti di miscelazione e delle caratteristiche chimico fisiche delle matrici organiche di partenza.

La tipologia dei rifiuti da trattare, poi, è quella dei rifiuti compostabili per la produzione di compost di qualità, mentre l’attività svolta è definita   ‘compostaggio attraverso un processo di trasformazione biologica aerobica delle matrici che evolve attraverso uno stadio termofilo e porta alla stabilizzazione ed umificazione della sostanza’. Di conseguenza la durata del processo così condotto non deve essere inferiore a 90 giorni comprendenti una fase di bio-ossidazione accelerata seguito da una fase di maturazione in cumulo. La temperatura deve essere mantenuta per almeno tre giorni oltre i 55 gradi. La fase di stoccaggio delle matrici e la fase di bio-ossidazione accelerata devono avvenire in ambiente confinato, per il contenimento di polveri e di odori il cui controllo deve essere garantito tramite idonee misure e sistemi di abbattimento. In buona sostanza il processo di compostaggio, sia che si utilizzino le compostiere tradizionali che nel caso del compostaggio effettuato con macchine elettromeccaniche, per rispondere ai requisiti delle norme tecniche e quindi operare in regime di procedura semplificata, da un lato deve rispettare i tempi minimi (90 gg, comprendenti la fase di biossidazione nella macchina e l’eventuale fase successiva di maturazione) e dall’altro deve garantire che il materiale compostato deve aver subito il corretto processo di trasformazione che origina la produzione dell’humus. Per poter fare ciò occorre sia l’autorizzazione in procedura semplificata ai sensi dell’art. 216 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. per l’istallazione e la gestione del composter, che l’iscrizione alla Camera di Commercio e all’Albo gestori ambientali del gestore. Come è facile intuire tutto ciò non è possibile in uno spazio pubblico come un giardino dovendo garantire anche lo smaltimento delle acque che si generano dal processo. Nelle regioni italiane dove si utilizza il composter elettromeccanico viene collocato in una isola ecologica o in un luogo dove c’è una mensa e si producono scarti alimentari compostabili. Si potrebbe collocare anche in un condominio ma l’amministratore dovrebbe registrare il condominio alla camera di commercio e all’albo gestori ambientali, e poi fare una richiesta di autorizzazione in procedura semplificata. Una procedura evidentemente troppo complicata. Bella l’idea del compostaggio collettivo quindi , ma se non si conosce la normativa e e non si ha la percezione delle difficoltà a rispettarla si perde tempo e basta. Meglio far partire il più velocemente possibile la progettazione del porta a porta a tariffazione puntuale e spingere di più sul compostaggio domestico, visto che ci sono ancora compostiere disponibili per le famiglie facendo una efficace campagna di comunicazione, anche perché un composter elettromeccanico può costare fino a 100.000 €, somma che si giustifica solo in un piccolo comune lontano dagli impianti di compostaggio, ma non per un comune come Ragusa che ha un impianto ancora scandalosamente chiuso a pochi km di distanza dal centro urbano. Che si apra quello”.

di Redazione16 Ott 2014 10:10
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