Disperso e ritrovato: avventura a lieto fine.

Il giovane N.R. ragusano di 26 anni si è reso protagonista di una brutta avventura che poteva avere delle conseguenze ben più gravi. Ieri pomeriggio era partito per un’escursione in campagna ma per cause ancora da precisare è finito in un dirupo senza potersi muovere e ha dovuto trascorrere la notte all’addiaccio con tutti i rischi del caso. La storia è cominciata verso le tre di questa notte quando il padre del giovane, disperato, ha chiesto aiuto al numero unico di pronto intervento 112 poiché il figlio era scomparso da diverse ore. L’operatore lo ha invitato ad andare subito in caserma ove l’uomo ha spiegato che il figlio ventiseienne non era più raggiungibile sul telefonino dalle sette di sera e che era uscito a bordo della sua auto, una berlina verde bottiglia. Il genitore non riusciva a spiegarsi il gesto poiché, sì era vero che il ragazzo da pochi giorni era rimasto senza lavoro, ma mai aveva espresso strane idee, né di fuggire né di suicidarsi.
Immediate le ricerche di tutte le autopattuglie dell’Arma della Compagnie di Modica, Vittoria e Ragusa, su tutto il territorio della provincia iblea, allertate anche le compagnie limitrofe. Nel frattempo la Centrale Operativa del Comando Provinciale di Ragusa richiedeva l’intervento del mezzo del 12° Nucleo elicotteri Carabinieri di Catania-Fontanarossa e un’unità cinofila del Nucleo cinofili di Catania-Nicolosi.
Un carabiniere, mentre percorreva la S.S 115 tra Ibla e Modica, ha notato un’autovettura verde scuro uguale a quella dello scomparso. Riscontrata la corrispondenza della targa, tutte le forze, e anche il padre e il fratello del giovane, si sono concentrate in zona.
Verso le 11 il giovane è stato trovato. Vivo. Era però incastrato tra il fiume Irminio e un dirupo di cinquanta metri e non riusciva a divincolarsi dalla vegetazione né a uscire da nessuna parte.
Subito è giunta sul posto una squadra dei Vigili del Fuoco di Ragusa che ha constatato le evidenti condizioni di difficoltà ee si è optato per far intervenire la SAF, una delle squadre speciali del corpo, composta da personale altamente specializzato per casi simili. Dopo circa 2 ore e mezza di lavoro attraverso una rischiosa e complessa discesa in corda doppia da parte degli esperti rocciatori del SAF si è riusciti a riportare sul ciglio della strada il giovane che appariva comunque in buone condizioni anche se sotto shock e in parte disidratato ed infreddolito. Una brutta avventura a lieto fine che comunque serve a far capire che non è bene avventurarsi in sport estremi o in escursioni in zone impervie senza dare comunicazione ai familiari.

di Redazione10 Mag 2014 18:05
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