Il Comune, gli indigenti e il gioco delle tre carte

Sono trascorsi appena 15 giorni e gli indigenti sono dovuti ritornati a protestare in Comune. La volta scorsa avevamo raccontato il perché della protesta, il bando di lavoro bloccato da più di 10 mesi e i cantieri di servizio impantanati nella burocrazia bizantinesca della Regione, ma anche come le due parti si erano accordate.
In quell’occasione gli indigenti riuscirono a strappare due promesse all’assessore ed erano ritornati a casa con la speranza, o se volete la convinzione, che qualcosa si stava finalmente muovendo. Innanzitutto lo stanziamento dei sussidi, 70 mila euro in due mesi, la prima trance prima di Pasqua, e poi, la cosa più importante, il bando lavoro per i primi di maggio.
Pasqua è passata e queste famiglie non hanno visto un centesimo. La spiegazione fornita dall’assessore è tanto semplice quanto assurda: “Il giorno dopo la protesta – ha dichiarato Brafa – si è presentato un altro gruppo di indigenti e si è lamentato della soluzione che avevamo raggiunto, quindi ho deciso di non elargire alcun sussidio. Hanno ragione – ha spiegato – non possiamo far affidamento sulle graduatorie esistenti, queste vanno aggiornate”. Nel frattempo tutti possono continuare ad esistere in questo limbo istituzionale.
La vicenda ha dell’incredibile e non solo perché il Comune si è rimangiato la parola data, sulla scorta delle lamentele di un gruppo di persone, ma sopratutto perché l’Amministrazione non ha sentito la necessità di comunicare la sua nuova decisione né tanto meno di spiegarla ai diretti interessati.
Ad un certo punto Brafa tuona verso il delegato sindacale della Cgil, Michele Mililli, e dice: “Io con lei non parlo, noi non siamo amici”. Ossia? Un amministratore non può dire certe cose, non può non voler parlare con un sindacalista, non lo può azzittire così, eppure lo ha fatto. Poi scopriamo il motivo di tanto sprezzo e forse era meglio non saperlo, l’assessore “Brafa – ha dichiarato Mililli della Cgil – prima che iniziasse l’incontro, abbracciandomi ha provato a parlarmi all’orecchio, io l’ho scostato e gli ho fatto presente che in quel momento, in quanto delegato, rappresentavo quelle persone, quindi tutto quello che aveva da dirmi lo doveva dire a loro”, questo all’assessore non è piaciuto e se lo è legato al dito. Cosa doveva dirgli di così segreto? Voleva rabbonire il sindacalista? Lo voleva usare come mediatore? Forse, fatto sta che ormai Brafa non gli parla più.
Un confronto nervoso, a tratti pure violento, che ha visto contrapporsi da una parte, gli indigenti furiosi, dall’altra, il sindaco, il vice sindaco e l’assessore Brafa, che provavano a spiegare l’inspiegabile. Un confronto inutile in fondo la protesta è finita in un nulla di fatto e così la Cgil ha promesso battaglia, il Comune ha fatto spallucce e gli indigenti, i poveri, i nuovi poveri ed i disoccupati, non possono che aggrapparsi all’idea che a maggio finalmente lavoreranno, sempre nella speranza che il Comune non si rimangi la parola.

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gli indigenti occupano simbolicamente l'Aula consiliare
gli indigenti occupano simbolicamente l’Aula consiliare
di Redazione23 Apr 2014 09:04
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