La Presidenza del Consiglio non è un ruolo politico

Il registro delle unioni civili a Ragusa è ormai una realtà. Mettendo da parte le infinite discussioni che ne hanno caratterizzato la nascita, ignorando se esso sia una conquista o sia solo l’effimero risultato di uno scontro pseudo-ideologico, le cui conseguenze sono più teoriche che pratiche, ci vogliamo soffermare sulla nota a firma del presidente del Consiglio comunale, Giovanni Iacono, giunta in redazione qualche giorno dopo l’istituzione del registro sulle unioni civili.

La posizione di Iacono, sul registro delle unioni civili, è scomoda, è scomoda per il ruolo istituzionale che ricopre, lo è perché fu lui uno dei promotori, durante la scorsa campagna elettorale, della petizione in favore del registro. Una dimensione borderline, che lo costrinse, durante la discussione in Aula, a doversi difendere contro chi lo accusava di star riscuotendo parte di quella cambiale emessa con l’appoggio a Piccitto durante il ballottaggio. Un imbarazzo di cui avrebbe fatto volentieri a meno, una situazione che poteva essersi conclusa la sera dell’approvazione, quando Iacono sottolineò come l’istituzione del registro non era nel suo programma e perciò era un errore parlare di cambiali. Poteva essersi conclusa, ma Iacono è un combattente e i sassolini nelle scarpe non se li tiene e così prende carte e penna e scrive una missiva, cordiale, educata, persino dispiaciuta per il fatto che il Consiglio si sia trovato nell’impossibilità di accogliere la richiesta avanzata nella seconda petizione.

Se questo è l’incipit, però, il presidente si affretta a ricordare come di unioni civili se ne iniziò a parlare durate le amministrative, che il 16 luglio la petizione venne depositata in Comune e che, il 2 ottobre, la Giunta ne approvò il regolamento e trasmettendo la proposta al Consiglio, per la definitiva approvazione. Tre mesi di incubazione ai quali si aggiungono altri tre mesi durante i quali si poteva avviare un confronto con la cittadinanza. Iacono ricorda pure quell’unica manifestazione celebratasi il 21 dicembre scorso, da alcune associazioni Cattoliche, che andò per altro deserta.

Iacono di certo non scrive che questi cittadini si sono svegliati all’ultimo minuto ed hanno cerca e preteso un confronto pubblico, non scrive che il tentativo c’è stato, ma che per colpa di una certa ignavia è stato un buco nell’acqua, non scrive, e forse lo avrebbe voluto fare, che questi cattolici, consiglieri compresi, hanno ignorato colpevolmente tutto l’iter istituzionale, per poi alzare un polverone a giochi fatti. Non lo scrive ma è come se lo dicesse, ora, ed è un mio parere, il pensiero di Iacono è giusto, ma non lo poteva fare, è il presidente del Consiglio e non un politico. Il suo status lo dovrebbe porre su un altro piano, al di sopra e al di là del dibattito d’Aula o delle scaramucce dei politici. Avrebbe potuto, ma non l’ha fatto, invitare tutti ad un confronto sul regolamneto del registro, che si terrà nei prossimi sessanta giorni. Se questo strumento avrà o meno una qualche validità dipenderà dal suo regolamento, che va scritto e concordato da tutti, maggioranza e opposizione, magari, questa volta, coinvolgendo anche l’opinione pubblica che potrebbe apportare il suo contributo.

 

di Redazione02 Feb 2014 17:02
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