Teatro: successo al Lumiere per “Il dio del massacro”

carnageIn fondo non c’è differenza tra i quattro protagonisti de “Il dio del massacro”, bel lavoro della francese Yasmina Reza (base dello splendido “Carnage” di Roman Polansky) ed una vecchia nave ormai quasi più ruggine che ferro: per quanti strati di vernice si possano applicare sulla fiancate, basterà sempre appena un po’ di mare, oppure una “botta d’acqua”, a far trasparire il marcio che sta sotto. Per la verità i “nostri” quattro (Giulia Antille, Massimiliano Càrastro, Damiano Pellegrino, Sara Urzì, bravissimi come la regista Simona Scuderi, con l’aiuto Valentina Mannino) si guardano bene dal navigare, anzi, pur pregando o minacciando in continuazione di andar via, se ne stanno fermi (seduti e no) nel salotto della casa teatro della micidiale, anche se incruenta (?), battaglia originata dalla bastonata assestata dal figlio della coppia “esterna” al figlio della coppia che gioca in casa. Una battaglia magistralmente sostenuta dai quattro giovani guerrieri (se i giovani sono tutti così bravi, dare loro spazio è doveroso) che, in un disordine temporale solo in apparenza illogico, oppone coppia contro coppia, donne contro uomini, mariti contro mogli e viceversa, fino al tutti contro tutti. Sulle comode poltrone del Lumiere gli spettatori, forse coscienti forse no di essere parte coinvolta a pieno titolo, si son trovati a “fare il tifo” per uno come a dover cambiare bandiera subito dopo, costretti dalla girandola di battute scorticapelle a dissociarsi oppure a riconoscersi (meno e con molta fatica) nei quattro in scena. In un crescendo di rabbia strisciante, montante, sempre meno repressa, con l’ossessivo leit motiv di un cellulare vero quinto protagonista (quando finisce nella bacinella piena di vomito poco manca che il pubblico si alzi in piedi ad applaudire) a segnare il progressivo abbattimento degli steccati costruiti a difesa di quello che ci piacerebbe essere e non siamo. Logico che in questo gioco al massacro, dove ognuno si batte per rendere gli spigoli più acuminati invece di smussarli, nonostante i tentativi, patetici quanto “di facciata”, di non gettare altra benzina sul fuoco e l’olio calmaonde (ma anche svegliacoscienze) di un magico rum d’annata, la verità “vera” sia che le botte tra due dodicenni in realtà non importino a nessuno, come rivela la più impietosa battuta del lavoro. Davvero un bel colpo messo a segno dalla rassegna teatrale Palchi Diversi, che in un sempre più matura ottava edizione, ha presentato il lavoro messo in scena dal teatro Piscator di Catania. Il successo, annunciato dal gradimento durante lo spettaciolo e testimoniato dalle tante “chiamate” finali, vale da favorevole prologo al prossimo appuntamento: “Amor de milonga”, in calendario venerdì 19 aprile sempre al Lumiere: una full immersion nel tango e le sue atmosfere di passionale malinconia, guidata insieme dalla compagnia G.o.D.o.T. e dalla scuola di ballo “Rosso Tango Ragusa”.

 

di Gianni Papa07 Apr 2013 18:04
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