Una riflessione aero…..pasquale

Aeroporto-Comiso-470x276Comiso si interroga sul suo futuro e martedi prossimo saremo lì per dare una mano a Dibennardo e Taverniti in quella che sembra una battaglia persa in partenza. Negli ultimi sussulti del  governo Monti, il ministro Passera e il viceministro hanno portato   in Consiglio dei ministri  un piano che mira a ridurre i costi dello stato negli aeroporti . Il principio cardine del progetto è che  potranno contare sul pagamento dei servizi da parte dello Stato (dai vigili del fuoco alla polizia, ai servizi sanitari) solo ed esclusivamente gli aeroporti in grado di produrre conti economici in equilibrio, oppure con una tale importanza strategica da giustificare l’eccezione. La regola prevede, in sintonia con il piano dell’Enac, una base minima di 1 milione di passeggeri l’anno di traffico. L’asticella verrebbe abbassata a 500 mila per gli scali che sono unici nella loro regione oppure funzionali a un territorio caratterizzato da scarsa accessibilità. Infine potrebbero non essere vincolati strettamente al numero dei passeggeri alcuni aeroporti indispensabili per garantire la continuità territoriale, oppure destinati alla delocalizzazione del traffico dei grandi aeroporti. Applicare questi criteri vorrebbe dire chiudere una buona metà degli scali italiani oggi funzionanti.La previsione è che dei 100 attualmente in servizio se ne salverebbero non più di una cinquantina. Scali come quelli di Parma, Ancona o Firenze non avrebbero molti argomenti per resistere. Ma nemmeno Malpensa (con 19 milioni di passeggeri nel 2011) si salverebbe, anche se i suoi numeri ne fanno una realtà di tutt’altro livello, con buona pace dei progetti della Sea e del Comune di Milano. L’aeroporto di Viterbo, ipotetico terzo scalo della capitale, è destinato ad essere cancellato dall’agenda delle cose fattibili. Stessa sorte per quello di Grazzanise, da anni candidato ad affiancare Napoli Capodichino in Campania. Il problema è Comiso che non è ne carne ne pesce. E’ ormai realizzato ma non ha numeri su cui fare valutazioni e progetti e quindi non può far parte di una lista o dell’altra.  Bisogna, però, per leggere questa situazione andare indietro a poco più di un anno fa quando la specifica commissione europea ha affrontato la questione degli scali minori.  Alla fine della discussione è stata approvata una mozione che tende ad evitare  una proliferazione di aeroporti regionali e osserva che il loro sviluppo dovrebbe essere mirato a evitare la creazione di infrastrutture aeroportuali poi inutilizzate o utilizzate in modo inefficiente, che finirebbero per costituire un onere economico per le autorità responsabili; incoraggia invece il rafforzamento dei collegamenti esistenti, soprattutto nelle zone che presentano difficoltà geografiche (come ad esempio le isole), plaude pertanto a ogni iniziativa volta a sviluppare il ruolo del trasporto pubblico, anche su strada, per favorire i collegamenti e sottolinea che i finanziamenti pubblici agli aeroporti regionali devono essere compatibili con gli articoli 106 e 107 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea in materia di aiuti di Stato; chiede alla Commissione di riesaminare la decisione 2012/21/UE riguardante l’applicazione dell’articolo 106, paragrafo 2, che abbassa a 200 000 passeggeri l’anno la soglia per stabilire quali aeroporti possano ricevere aiuti di Stato senza essere tenuti a darne notifica alla Commissione, tenuto presente che gli orientamenti comunitari 2005/C 312/01 indicano quale soglia di redditività per gli aeroporti un traffico di almeno 500 mila passeggeri l’anno;  ritiene che gli aeroporti regionali, a causa del loro impatto ambientale ed economico, debbano essere adeguatamente sostenuti dalle autorità nazionali e regionali, essere oggetto di consultazione locale e regionale e, sulla base di analisi costi-benefici, essere considerati ammissibili alla domanda di finanziamento nel quadro dei fondi dell’UE, così come di altri strumenti di ingegneria finanziaria finanziati dall’Unione europea nell’ambito del nuovo quadro di programmazione; Il termine regionale però non si deve intendere  facendo riferimento solo alla Regione come la Sicilia o la Calabria piuttosto si pensa ad area generalizzata da collegare e dove non ci sono aeroporti di snodo, i famosi hub. Catania è un grande aeroporto ma non fa da hub e quindi è un aeroporto regionale che offre tutto quello che chiede la commissione per poter accedere ad altri finanziamenti visto che  raccomanda che si  tenga conto delle opportunità offerte dagli aeroporti regionali come parte della rete europea di trasporto centrale. Sempre a Strasburgo si  chiede di  sostenere lo sviluppo degli aeroporti regionali esistenti e la costruzione di nuovi (specialmente nei paesi in cui gli aeroporti nazionali sono ubicati in aree remote ), a prestare particolare attenzione allo sviluppo territoriale equilibrato delle regioni corrispondenti ai livelli I e II della nomenclatura delle unità territoriali per la statistica (NUTS), al fine di garantire l’innovazione e la competitività in regioni che sono molto distanti dalla capitale e non beneficiano di un buon accesso ai trasporti e di agevolare lo sviluppo di veri snodi economici e di trasporto;  sottolinea che un adeguato sviluppo degli aeroporti regionali contribuisce a uno sviluppo parallelo del settore turistico, che è di vitale importanza per molte regioni europee. Si  rileva infatti che il turismo sta dimostrando di avere una maggiore resistenza alla crisi economica e che qualsiasi aspetto o decisione di politica economica suscettibile di promuovere o fare avanzare questo settore, come nel caso del trasporto aereo e delle infrastrutture aeroportuali, merita particolare attenzione. Accade ora che taluni aeroporti regionali sono in attività soltanto nei periodi di massiccio afflusso turistico, il che comporta spesso problemi organizzativi supplementari, maggiori costi unitari duqnue  bisognerebbe  nuova legislazione nel settore che tenga conto della specificità e delle problematiche di questi aeroporti regionali attivi su base stagionale. Dunque assodato che gli aeroporti regionali rivestono un’importanza sempre crescente per le compagnie charter e a basso costo la conclusione è che  bisogna elaborare una strategia che favorisca il trasporto merci e agevoli la cooperazione tra aeroporti regionali vicini. Si sollecitano le autorità degli Stati membri a proporre piani di sviluppo riguardanti gli aeroporti regionali già esistenti e a renderli più efficienti perchè non dovrebbero favorire un aumento del debito pubblico ma dovrebbero, in generale, essere economicamente sostenibili. Tutto questo porta ad una diversa interpretazione del problema. Gli stati devono rendersi conto della necessità degli aeroporti regionali ma occorre almeno essere considerati tali. Secondo noi alla luce di quanto scritto dalla commissione europea i titolari dello scalo comisano devono affrontare con determinazione il problema apertura. Catania deve decidere di investire qualcosa oltre ai fondi spesi per l’acquisto delle quote. Se servono euro per le incentivazioni perchè non si possono usare i soldi delle quote per azioni di marketing e azioni di sostegno alle compagnie?

 

di Direttore31 Mar 2013 12:03
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