Le province da salvare. Che ne pensano i neo deputati?

cancellateFortuna che in Sicilia c’è ancora un po di tempo e la speranza di una revisione intelligente del decreto “accorpa province” è tutta riposta nelle mani dei nuovi deputati.  Perchè nel resto d’Italia è gia scoppiata la lotta, ad appena due giorni dal decreto,  per aggiudicarsi il titolo di “capoluogo”  con manovre di alto spessore campanilistico.  C’è infatti una frase aggiunta all’ultimo momento nell’art. 3  che recita chiaramente: diviene capoluogo di Provincia il comune, tra quelli già capoluogo, avente maggior popolazione residente». La città più grande, non la Provincia più grande. Pescara, non Chieti per fare un esempio. La regola era stata già annunciata dal governo ma la frasetta di cui parlavamo aggiunge  «Salvo il caso di diverso accordo, anche a maggioranza, tra i medesimi comuni». Cosa vuol dire?  Se i consigli comunali dei vecchi capoluoghi decidono di spostare la «capitale» in una città diversa da quella più popolosa, ecco, si può fare. Poco cambia nelle fusioni a due, la grande maggioranza nella nuova cartina disegnata dal governo. Ma la questione si complica quando a unirsi sono almeno in tre. Nell’alta Lombardia il capoluogo dovrebbe essere Como, ma Varese e Lecco potrebbero fargli le scarpe se unissero gli sforzi. La capitale della Romagna dovrebbe essere Ravenna ma tutto potrebbe saltare se si mettessero d’accordo le altre, Forlì, Cesena e Rimini.  La follia pura però si ragghiunge in Toscana dove c’è un addirittura il  provincione del litorale nord. Quattro territori uniti in un colpo solo e addirittura cinque capoluoghi perché c’è anche il duplex Massa-Carrara. Con la regola base dei residenti il capoluogo sarebbe Livorno. Ma il sindaco di Pisa Marco Filippeschi già chiede di «interpretare con intelligenza la norma che prevede accordi fra le città». Ed è chiaro che a Livorno non la buttano giù  come a Massa e così via.  In Italia ora c’è  l’Unione delle province che mantiene alta la protesta e parla di «attacco alla democrazia» e l’8 novembre si riunirà a Roma. Ma le grandi manovre per i capoluoghi sembrano dire che, decreto o non decreto, nella pancia dell’Italia Province e campanili resteranno in piedi per sempre.  Dicevamo in apertura che solo il nuovo parlamento sicliano potrà stilare una legge intelligente che non ci costringa a fare guerra con i cugini delle città capoluogo vicine.  Infatti se  dalle nostre parti si da la possibilità di autodeterminarsi in queste matyerie nascono dei veri mostri amministrativi. Gela ad esempip è più grande di Caltanissetta e sta lavorando da tempo per una provincia chiamata area gelese. E Caltagirone  dove la mettiamo.  In una  trasmissione televisiva  prime che venisse  eletto Dipasquale  disse che non amava le province e si sarebbe battuto per cancellarle. Ora lo chiamerei in ballo.  Ragusa non ha ne gli abitanti ne le capacità politiche,  almeno fino ad ora,  per restare capoluogo.  Se anche i nostri rappresentanti se ne lavano le mani per motivi di vecchi rancori o altro siamo davvero rovinati. Noi non siamo disposti ad ingoiare il rospo e annunciamo già da ora battaglia ( senza doppi sensi). 

di Redazione02 Nov 2012 13:11
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